incarnazióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XIII; dal latino ecclesiastico incarnatío-ōnis].

1) Assunzione di natura e aspetto umani da parte di un essere spirituale o divino; in particolare, nel cristianesimo, l'assunzione della natura umana da parte della seconda persona della SS. Trinità.

2) Fig., rappresentazione efficace e vivida di un sentimento, di un concetto, di un ideale culturale e simili: nei Malavoglia molti videro l'incarnazione dell'ideale veristico; personificazione: Lenin sembrò l'incarnazione dello spirito rivoluzionario.

3) Ant., incarnato; color carne.

Religione

Con il dogma trinitario, l'incarnazione è il fondamento del cristianesimo. I presupposti neotestamentari della teologia dell'incarnazione possono rintracciarsi già negli Evangeli sinottici, in particolare nell'uso che essi fanno dell'attributo Figlio di Dio, riferito a Gesù Cristo; poi nell'epistolario paolino, dove ricorre l'idea dell'umanizzazione e dell'abbassamento del preesistente Figlio di Dio, di derivazione gnostico-misterica; infine nella letteratura giovannica, il cui tema fondamentale è quello della “Parola fatta carne” (Vangelo di Giovanni 1, 14), che ha dei paralleli notevoli nel mito gnostico del Rivelatore e nella speculazione sapienziale giudaica: soprattutto la I Lettera di Giovanni testimonia già una consapevole polemica contro i negatori dell'incarnazione (doceti). Un primo fondamentale momento nella formazione di una precisa teologia dell'incarnazione fu costituito dalla definizione della divinità di Cristo, che scaturì dalle controversie trinitarie dei sec. III e IV e venne stabilita nel Concilio di Nicea (325) e nel Concilio costantinopolitano del 381. Ma soltanto con il Concilio di Calcedonia del 451 si definì il rapporto tra la divinità e l'umanità di Cristo, in modo tale da superare le due opposte concezioni del duofisismo e del monofisismo. La prima, sostenuta dalla scuola antiochena (Diodoro di Tarso, Teodoro di Mopsuestia, Nestorio), accentuava la separazione tra natura divina e natura umana, mentre i monofisiti (Eutiche) esageravano l'unità delle due nature, nel senso di un assorbimento dell'umanità nella divinità. Il Simbolo di Calcedonia, nella cui formulazione ebbe parte rilevante l'Epistula dogmatica ad Flavianum di papa Leone I, espresse la dottrina dell'unione ipostatica, per cui bisogna parlare di due nature, non confuse ma riunite in un'unica persona e sussistenza (ipostasi). La definizione dogmatica calcedonese ha costituito la base per i successivi sviluppi della teologia dell'incarnazione, almeno nella misura in cui questa è rimasta nell'ambito dell'ortodossia cristiana. Importanti settori della teologia contemporanea hanno tentato di superare l'espressione metafisico-sostanzialistica del dogma (legata alle categorie del pensiero greco) e di riformularlo quindi con concetti storici, esistentivi, relazionali (Paul Tillich, Paul van Buren), mantenendone inalterati il significato e l'intenzione espressiva.

Bibliografia

B. Skard, Die Inkarnation, Stoccarda, 1958; W. Pannenberg, Grundzüge der Christologie, Gütersloh, 1964; R. Bultmann, Theologie des Neuen Testaments, Tubinga, 1968; H. Küng, L'incarnazione, Brescia, 1972; S. N. Bulgakov, L'Agnello di Dio. Il mistero del verbo incarnato, Assisi, 1990.

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