indiano

Indice

Lessico

agg. e sm. [sec. XIV; dal latino tardo Indiānus, da Indía]. Nome con cui si designano sia la civiltà, gli usi e i costumi (letteratura indiana) e gli stessi abitanti indeuropei dell'India, più propriamente chiamati Indù, sia la civiltà e gli alloctoni stessi dell'America, per cui tuttavia si deve preferire il termine Amerindi. In particolare il termine è di largo uso per i Pellirosse dell'America Settentrionale, soprattutto quelli degli USA; gli indiani dell'America Meridionale e Centrale sono chiamati più correttamente Indios. § Il termine è usato anche in loc. fig.: in fila indiana, uno dietro l'altro; fare l'indiano, fingere di non sapere o non capire qualche cosa In particolare, indiani metropolitani, gli appartenenti a un movimento giovanile di protesta sviluppatosi in Italia durante la seconda metà degli anni Settanta.

Etnologia

Indiani del salmone, nome collettivo dato agli alloctoni parlanti lingue affini, stanziati lungo la fascia costiera del Pacifico dall'Alaska di sud-ovest fino ai confini meridionali della Columbia Britannica (Canada); la designazione deriva dal fatto che la loro economia, e la stessa struttura socio-culturale, ha alla base la pesca del salmone e il commercio dei prodotti da questo ottenuti. Gli Indiani del salmone vengono considerati tra le ultime genti arrivate dall'Asia in America: provetti navigatori e abili commercianti, si stanziarono nelle sedi storiche intorno al IV millennio a. C. dando origine a quattro gruppi (Kwakiutl, Tlingit, Tsimishian e Haida) ai quali vengono assimilate anche le tribù Nootka e Bella Coola. Organizzati in clan totemici matrilineari (a nord) e patrilineari (a sud), presentavano una rigida stratificazione sociale nella quale si distinguevano tre “classi” (notabili, gente comune, schiavi): la prima deteneva il potere e godeva di numerosi privilegi che però manteneva fino a quando la ricchezza del proprio clan poteva essere esibita (fino alla distruzione) in particolari feste obbligatorie (potlach); alla seconda appartenevano tutti i membri del clan e i clientes acquisiti che svolgevano tutte le attività quotidiane e potevano esercitare un piccolo commercio individuale (le attività commerciali erano appannaggio dei capi clan); gli schiavi erano in effetti liberi lavoratori, in genere prigionieri di guerra, spesso artigiani, legati da obblighi di varia forma al clan cui erano sottomessi e privi di diritti socio-politici. La ricchezza del capo clan derivava dal commercio di numerosi prodotti barattati con il salmone e i suoi derivati (molto ricercato l'olio di salmone); a questa contribuivano obbligatoriamente tutti i membri del clan, ma era preciso dovere del capo ridistribuire tra i clientes e regalare agli altri membri della tribù gran parte delle ricchezze accumulate; ciò avveniva in occasione dei potlach la cui specifica funzione era quella di ostentare la “potenza economica” del clan e di umiliare con lo sperpero dei beni i notabili avversari. Ovviamente, immediata doveva essere l'attività per ricostituire i beni “regalati”, e quindi divenne sempre più intensa la pesca del salmone e aumentarono il suo commercio e i baratti che ne seguivano, tanto che piroghe di queste genti si spinsero, in epoca storica, fino alle coste della Cina e del Giappone. Si era così instaurata una sorta di frenetica attività che portò spesso a guerre fra le varie tribù per il possesso delle migliori acque di pesca. Tale aspetto antisociale è ancora fondamentale per queste genti, infatti il possesso di ricchezze non ha significato se non vengono ostentate. Anche il loro ricco pantheon e la vasta elaborazione di canti, poemi, miti e racconti rispecchiano tale concezione di vita, che neppure l'intenso processo di acculturazione esercitato dai bianchi è riuscito a modificare. Quando vennero a contatto con i bianchi, nel sec. XIX, non furono combattuti né repressi in quanto erano stimati per la loro abilità di commercianti e navigatori, tuttavia la diffusione di micidiali epidemie, l'alcolismo, le malattie veneree (conseguenti il fatto che le donne si prostituivano per accrescere la ricchezza del clan) provocarono in meno di un secolo la decimazione di questa popolazione, passata da ca. 300.000 a poco più di 15.000 individui alla fine dell'Ottocento. Grazie agli interventi sanitari del governo canadese, a partire dagli anni Quaranta del sec. XX si è registrata una ripresa demografica e al censimento del 1983 gli Indiani del salmone ammontavano a ca. 17.000 individui puri (non è noto il numero dei meticci).

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