inségna

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Lessico

sf. [sec. XIII; latino insignía, pl. di insigne, segno, insegna].

1) Ant., segnale, cenno, indicazione: “coi dossi delle man faccendo insegna” (Dante). Più comune, simbolo, segno distintivo della qualità di una cosa o della dignità di una persona: l'insegna repubblicana; le insegne sacerdotali, gli abiti e i paramenti sacri; le insegne reali, scettro e corona; fig.: deporre le insegne, rinunciare a una carica, a un titolo onorifico; usato per lo più al pl., le decorazioni proprie di un ordine cavalleresco o di un'onorificenza: le insegne dei cavalieri di Malta.

2) Stemma di una città o di una famiglia: l'insegna di Venezia è il leone di San Marco; l'insegna dei Visconti è il serpente; insegne femminili, gli scudi delle armi femminili, a losanga, a rombo, ovali; non possono portare né elmo né cimiero. Per estensione, motto programmatico, spesso come impresa di uno stemma nobiliare: obbedire “perinde ac cadavera” era l'insegna dei gesuiti; più comune, regola, principio di condotta morale: “mai disperare” era la sua insegna. In particolare, segno distintivo apposto dall'editore o dal tipografo a un libro da lui stampato; marchio, marca tipografica.

3) Asta adorna in alto di un drappo o di un altro oggetto per servire di guida o riconoscimento di un reparto militare; vessillo, bandiera, labaro, ecc.: l'insegna dei legionari romani; fig.: alzare le insegne, iniziare un'impresa; abbandonare le insegne, disertare. L'uso delle insegne è antichissimo; già ne avevano i popoli dell'Asia Minore e dell'Egitto e mentre i Greci non ne fecero uso, i Romani ebbero la loro più antica insegna nell'aquila, simbolo della legione. In marina, ogni bandiera destinata a segnalare la presenza, a bordo o a terra, di un'autorità, della stessa marina o di altro ente militare o civile. L'origine è assai antica e deriva dalla necessità di distinguere, in combattimento, il luogo in cui il capo è presente e dà ordini. Le insegne regolamentari hanno, in genere, forma rettangolare o triangolare e recano i distintivi di grado o i simboli della funzione.

4) Per estensione, gonfalone, stendardo; più comune, distintivo che contraddistingue un'associazione, un partito: l'insegna del movimento; fig.: militare sotto le insegne di un partito, partecipare attivamente all'elaborazione e diffusione della sua attività politica.

5) Cartello, a volte luminoso, posto all'esterno di negozi o di locali pubblici allo scopo di richiamare i clienti: l'insegna dei tabacchi. Anche targa in cui sono indicati i nomi di piazze, vie, località e simili: le vecchie insegne della città sono state sostituite.

Cenni storici

Insegna del potere politico (scettro, asta, globo, collare, bandiera, emblemi araldici, ecc.), civile (per esempio, la toga, propria del cittadino romano), militare (asta sormontata da un'aquila ad ali spiegate o da altri simboli) e religioso (manto, pettorale, ecc.) sono documentate presso tutti i popoli fin dall'antichità, con esempi che sovente rivelano nella propria fattura, sia in ambiente colto sia in ambiente primitivo, esiti d'arte o comunque di alto artigianato. Altrettanto ricco e frequente è l'uso dell'insegna commerciale e pubblicitaria, simbolo visivo costituito da un oggetto, da un'immagine dipinta o da una targa con iscrizione posta all'esterno di una bottega o di un locale pubblico per indicare l'attività che vi si esercita. Di tali insegne, di cui la frasca un tempo appesa davanti alle osterie costituisce la testimonianza più diffusa e popolare, si conservano documentazioni risalenti all'età romana: mosaici con emblemi relativi a società di commercio e navigazione inglobati nella pavimentazione del piazzale delle Corporazioni di Ostia Antica; insegne dipinte superstiti sulle case di Pompei raffiguranti merci in vendita, le fasi di un'attività artigiana o, per designare la presenza di una taberna, immagini di animali. Vastissimo in ambiente europeo (soprattutto Austria, Germania e Francia settentrionale) è il patrimonio di insegne in ferro battuto, sovente in uso tuttora, realizzate a cominciare dall'età medievale: forbici per indicare la bottega del barbiere; stelle, cervi o cavalli per segnalare un albergo o una locanda (una raccolta di insegne della Parigi medievale è al parigino Musée Carnavalet). In età contemporanea l'insegna ha subito l'influsso delle più perfezionate tecniche della pubblicità: accanto al reimpiego colto di insegne all'uso antico vengono proposti oggetti riprodotti anche in proporzioni ingigantite, cartelloni, sigle o visualizzazioni grafiche ideate da veri e propri designers. ❏ Per le insegne luminose, nei casi più semplici, la scritta o la figura viene illuminata con faretti o dalla luce di tubi fluorescenti, oppure le sorgenti luminose sono disposte dietro l'insegna parzialmente trasparente (lettere, sigle, figure, marchi possono essere trasparenti e il resto opaco, o viceversa). Comunissimo è l'uso di tubi a gas (neon e altri) di colori diversi che, eccitati elettricamente, divengono luminosi; possono essere foggiati a caldo senza difficoltà, a formare lettere o figure di qualunque profilo, indi fissati a supporti di vario tipo. Sul principio dei giornali luminosi sono formate quelle insegne luminose rappresentanti scritte, figure, soggetti vari in movimento.

Diritto

Il diritto tutela l'insegna al pari della ditta e della sigla. Il titolare la può utilizzare anche come marchio. L'insegna deve avere sempre connotazioni tali da differenziarsi da tutte le altre e il titolare non può appropriarsi d'insegna altrui, pena il risarcimento dei danni dopo il pronunciamento del giudice.§ Tassa sull'insegna, tassa della finanza locale prevista dal R.D. 14 settembre 1931 n. 1175 e soppressa dal D.P.R. 26 ottobre 1972 n. 639 che ha istituito un'imposta comunale sulle pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni. La prima si applica alle insegne, alle iscrizioni e a tutte le altre forme pubblicitarie visive o acustiche diverse da quelle assoggettate ai diritti sulle pubbliche affissioni. Il pagamento dell'imposta o dei diritti avviene a favore del Comune nel cui territorio sono effettuate la pubblicità o le affissioni. Al riguardo i Comuni, divisi in classi, in proporzione alla popolazione, determinano le tariffe nella misura indicata dal decreto stesso e dalle sue successive modificazioni.L'imposta comunale sulla pubblicità è stata sottoposta a revisione nel 1993 (decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507) e, dal 1997, i Comuni possono escludere l'applicazione, nel proprio territorio, dell'imposta comunale sulla pubblicità sottoponendo le iniziative pubblicitarie che incidono sull'arredo urbano o sull'ambiente a un regime autorizzatorio e assoggettandole al pagamento di un canone in base a tariffa.

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