intelligencija

sf. russo (propr. intelligenza). In senso generale, la classe intellettuale (di un Paese qualsiasi). Il termine si è diffuso per definire lo strato sociale di coloro che svolgono un lavoro “intellettuale” di tipo amministrativo, scientifico, artistico ecc., mettendo in gioco una preparazione professionale e producendo cultura. Fanno parte di questa tipologia gli insegnanti come i dirigenti, i giornalisti come i sacerdoti, i politici come i medici, in uno strato sociale amplissimo, che attraversa le varie classi e che nelle società industriali avanzate può arrivare a coprire oltre il 60 per cento della popolazione attiva. In senso storico, un determinato ceto della popolazione russa, colto e amante del nuovo, coraggioso nelle sue posizioni sociali, che caratterizzò la storia russa dal sec. XIX fino alla Rivoluzione di ottobre. All'intelligencija appartenevano letterati, storici, giuristi, scienziati, e in genere studenti universitari, elementi della nobiltà, che avevano ricevuto una formazione di tipo occidentale. Pur con indirizzi diversi e contrastanti (liberali, democratici, socialisti utopisti, anarchici, marxisti), essi si ponevano in atteggiamento decisamente avverso all'autocrazia zarista e all'assetto politico-sociale allora esistente. Tutte le correnti rivoluzionarie, sino ai cosiddetti nichilisti, attinsero, per formare i loro quadri, all'intelligencija, la cui azione, per uno sviluppo della Russia in senso moderno, ebbe il suo esordio con i decabristi (1825); si estese e si approfondì al tempo di Alessandro II, continuò sotto il suo successore. L'intelligencija ha avuto fondamentale importanza nello sviluppo del movimento progressista e rivoluzionario in Russia.

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