intimismo

sm. [sec. XX; da intimo]. In letteratura, tendenza a esprimere i sentimenti più segreti e profondi della coscienza o a rappresentare gli aspetti più riposti e dimessi della realtà quotidiana. Presente in ogni tempo, l'intimismo ha acquistato consapevolezza nel secondo Ottocento come reazione al romanticismo enfatico e lacrimoso e si è sviluppato nelle contrapposte tendenze del verismo, che si servì dell'intimismo per rendere più efficace la descrizione di una squallida realtà di abiezione e di miseria, e del decadentismo, che accentuò l'intimismo come una delle manifestazioni caratteristiche del culto dell'io. § In teatro, con intimismo si suole indicare una corrente drammaturgica fiorita soprattutto in Francia e in Italia negli anni Venti del Novecento (non senza anticipazioni nel periodo immediatamente anteriore). Tale tendenza ha mirato a esprimere gli stati d'animo più impalpabili e nascosti, in maniera allusiva, così da poter essere definita anche “teatro dell'inespresso” o addirittura “del silenzio”. Entro quest'ambito si sono mossi scrittori come Ch. Vildrac, J.-J. Bernard, D. Amiel in Francia, F. M. Martini, C. V. Lodovici in Italia. Di diverso significato è l'accento intimista che si riscontra in alcuni grandi autori, come, per esempio, Čechov, andato ben oltre i limiti di una corrente borghesemente crepuscolare.

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