Lessico

sf. [sec. XIX; dal greco hypóphysis, escrescenza].

1) Ghiandola a secrezione interna localizzata nella scatola cranica entro la sella turcica dello sfenoide, in stretta connessione anatomica e funzionale con l'ipotalamo. È detta anche ghiandola pituitaria.

2) In botanica, porzione terminale del sospensore, che sorregge l'embrione nell'ovulo e che si continua con la radichetta. Si dice anche tessuto di penetrazione.

Anatomia

L'ipofisi ha forma ovoidale, peso medio di 600 mg ca. e può essere distinta morfologicamente, funzionalmente ed embriologicamente in due parti: la neuro-ipofisi, che deriva, come l'ipotalamo, dalle pareti del III ventricolo e che deve essere considerata, anche funzionalmente, una parte dell'ipotalamo, costituisce la porzione posteriore della ghiandola (lobo posteriore dell'ipofisi), e per la sua struttura è detta anche pars nervosa o lobo nervoso; l'adeno-ipofisi, che deriva da una invaginazione dell'ectoderma buccale detta tasca di Rathke, e che, sebbene strettamente controllata dall'ipotalamo, è una vera ghiandola endocrina. La neuro-ipofisi si presenta come un prolungamento della eminenza mediana ipotalamica formato da una parte sottile (stelo infundibolare) e da una parte allargata (processo infundibolare o lobo posteriore dell'ipofisi). L'adeno-ipofisi è formata da una parte tuberale che avvolge lo stelo infundibolare, da una parte distale o lobo anteriore dell'ipofisi e da una parte intermedia o lobo intermedio dell'ipofisi. Tra lobo anteriore e lobo intermedio è inserita una fessura che rappresenta il residuo della tasca di Rathke e che nel neonato è ripiena di materiale colloide. Il lobo intermedio, che in vari mammiferi appare molto evidente, nell'uomo non è invece riconoscibile come struttura anatomica distinta. Nel corso dello sviluppo embriologico gruppi di cellule ectodermiche della tasca di Rathke, migrando in direzione della base cranica, si fissano nello spessore della mucosa del faringe, formando la cosiddetta ipofisi faringea. Nell'adulto questa appare come un abbozzo abortivo di tessuto ghiandolare, che talora può assumere una certa attività endocrina oppure svilupparsi abnormemente in forma di tumori detti craniofaringiomi o adamantinomi ipofisari. Molto importante sotto il profilo funzionale è la vascolarizzazione dell'ipofisi. Dal poligono arterioso di Willis si staccano a destra come a sinistra due rami: l'arteria ipofisaria superiore e l'arteria ipofisaria inferiore. Quest'ultima forma nella parte distale della neuro-ipofisi una ricca rete capillare, nella quale vengono versati i secreti della pars nervosa, convergendo infine nel sistema venoso intracranico. L'arteria ipofisaria superiore invia nell'ipotalamo alcuni rami che formano un plesso capillare nell'eminenza mediana. In questo plesso vengono versati i fattori ipotalamici che regolano l'attività dell'adeno-ipofisi. Tali fattori giungono immediatamente nell'ipofisi grazie a un sistema vascolare di connessione ipotalamo-ipofisaria. L'adeno-ipofisi si presenta come un aggregato di cellule poliedriche disposte in cordoni, le quali si distinguono in acidofile, basofile e cromofobe. Finora sono stati identificati con certezza 6 ormoni adeno-ipofisari: l'ormone somatotropo o STH, detto anche ormone della crescita; la corticotropina o ACTH; l'ormone luteotropo o prolattina o LTH; l'ormone follicolo-stimolante o FSH; l'ormone luteo-stimolante o LH; l'ormone tireotropo o TSH. Gli ormoni adeno-ipofisari vengono secreti dall'ipofisi sotto il controllo dell'ipotalamo. Nella porzione dell'adeno-ipofisi detta pars intermedia viene secreto un ormone (intermedina o MSH od ormone melanocitostimolante), il quale favorisce la pigmentazione cutanea aumentando la sintesi delle melanine e disperdendo i granuli di pigmento entro i melanociti. Nella neuro-ipofisi, le cellule che secernono gli ormoni neuro-ipofisari (l'ossitocina e la vasopressina) sono raccolte in due nuclei ipotalamici, il nucleo sopraottico e il nucleo paraventricolare. L'attività della neuro-ipofisi viene compromessa irreversibilmente da lesioni di questi nuclei, con la comparsa di gravi alterazioni del metabolismo idrico (diabete insipido).

Patologia

Situazioni patologiche di natura infiammatoria, displasica, neoplastica, ecc. possono provocare la distruzione più o meno estesa degli elementi costitutivi dell'ipofisi, con manifestazioni morbose caratterizzate dall'iposecrezione di uno o più ormoni (ipopituitarismo). L'ipopituitarismo viene distinto in primario o secondario, a seconda che il deficit secretivo sia primitivamente ipofisario o ipotalamico. Per proliferazione tumorale o per semplice iperplasia si può avere invece un aumento numerico di cellule ghiandolari secernenti, a cui sono legate manifestazioni di iperpituitarismo. Tra gli ipopituitarismi figurano il nanismo e l'infantilismo ipofisario. Esempi di iperpituitarismo sono, tra gli altri, l'acromegalia e l'iperprolattinemia.

Bibliografia

A. Labhart, Trattato di endocrinologia, Torino, 1960; J. Tapperman, Fisiologia metabolica ed endocrina, Roma, 1969; W. F. Ganong, Fisiologia medica, Padova, 1973; G. F. Silvestrini (a cura di), Le sindromi iperpituitarie, Roma, 1986.

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