Lessico

(lett. làude), sf. (pl. laude o laudi) [sec. XIII; dal latino laus laŭdis, lode].

1) Componimento poetico di argomento religioso, la cui invenzione viene attribuita a Guittone d'Arezzo.

2) Ant., lode.

Letteratura

Nella sua forma più antica, la lauda è esemplata sul modello liturgico dei salmi di lode, cantati nell'ultima ora dell'Ufficio canonico. Dalla prima metà del sec. XIII fiorirono in Toscana le confraternite laiche dei laudesi e dei serviti, che cantavano lodi alla Vergine in serie litaniche componenti una lassa monorima. Il Cantico delle creature di San Francesco è un eccezionale esempio di questo tipo più arcaico di lauda, anteriore all'assunzione dello schema della ballata. In questa nuova forma metrica, il tema della lauda è annunziato dalla ripresa (eseguita dal coro), cui seguono stanze con versi rimati, intonate dal solista. Dalle laude liriche si svilupparono le laude drammatiche (come il celebre Pianto della Madonna di Iacopone da Todi) che, mimate, presero in Toscana il nome di “sacre rappresentazioni”: per tale ragione si riconosce nella lauda la prima origine del teatro italiano. La diffusione della lauda è legata al movimento dell'Alleluja (1233) e a quello dei disciplinati o flagellanti, iniziato da Ranieri Fasani nel 1260. Tra i più antichi laudari è importante quello di Cortona, che contiene testi di Iacopone e di Garzo dell'Incisa. Altri notevoli autori di laude furono Ugo Panziera e Bianco da Siena. Nel sec. XV composero laude, tra gli altri, Feo Belcari, Lorenzo de' Medici, Leonardo Giustiniani, Girolamo Savonarola. Nata come composizione a intonazione monodica, a partire dall'inizio del sec. XV la lauda è trattata in stile polifonico, in intonazioni a 3 o 4 voci che presentano molti punti di contatto con la struttura omoritmico-accordale, tipica della frottola, con decisa prevalenza della voce più acuta. Parallelamente viene generalizzato l'uso del travestimento spirituale, consistente nell'utilizzazione di melodie popolari, al quale vengono adattati i testi delle laude. Ampiamente diffusa nell'ambiente controriformistico romano della seconda metà del Cinquecento, specialmente nelle confraternite spirituali che erano sorte sulla scia della predicazione di San Filippo Neri, la lauda vi conobbe le sue ultime trasformazioni: prima in lauda drammatica, basata su testi dialogici, successivamente, all'inizio del Seicento, attraverso l'accoglimento dello stile monodico, in oratorio.

Bibliografia

G. Contini, Poeti del Duecento, Milano-Napoli, 1960; A. Fortini, La lauda in Assisi e le origini del teatro italiano, Firenze, 1961; L. Allegri, Teatro e spettacolo nel medioevo, Bari, 1990.

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