lamièra

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sf. [sec. XIII; da lama].

1) Semilavorato metallico prodotto in fogli, ottenuto per laminazione: lamiera ondulata, martellata. § Secondo le norme UNI s'intende per lamiera un semilavorato in acciaio, distinto in lamiera media o grossa secondo che lo spessore sia inferiore o superiore a 4,76 mm. Lo spessore delle lamiere deve essere comunque superiore ai 3 mm, la larghezza varia da 1 a 4 m, mentre la lunghezza può avere valori differenti. Questi semilavorati possono essere usati in caldareria (per la costruzione di fasciame di navi, di caldaie, ecc.), in carpenteria (per formare travi e tralicci o incastellature di macchine mediante giunzione per saldatura, chiodatura o bullonatura) e per la fabbricazione, in genere mediante saldatura, di tubi di grosso diametro. Le lamiere di acciaio usate per prodotti che debbono resistere ad agenti corrosivi possono essere protette con un sottile strato di materiale plastico (lamiere plastificate) oppure con un rivestimento metallico resistente all'ossidazione (per esempio lo zinco); le lamiere zincate si ottengono immergendo il semilavorato in un bagno di zinco fuso oppure per deposizione elettrolitica. Le lamiere ondulate o grecate (che prendono il nome dal profilo della sezione) vengono utilizzate generalmente come materiale per coperture o per la realizzazione di solai nelle costruzioni in acciaio. La lamiera stirata si ottiene praticando una serie di tagli paralleli ed esercitando una trazione in senso perpendicolare alla direzione dei tagli: si viene così a formare un reticolo di maglie romboidali che trova impiego nelle costruzioni in cemento armato o come armatura per controsoffitti e intonaci.

2) Ant., corazza, armatura.

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