Lessico

(ant. e poetico lióne), sm. [sec. XIII; latino leo leōnis, dal greco léōn léontos].

1) Carnivoro (Panthera leo) della famiglia dei Felidi, tradizionalmente considerato il re degli animali e raffigurato come emblema con vario significato e diversi atteggiamenti in arte e in araldica: il leone alato di S. Marco; la fossa dei leoni, quella di Babilonia, in cui fu gettato il profeta Daniele secondo il racconto biblico; quindi, fig.: trovarsi nella fossa dei leoni, in una situazione assai rischiosa. In varie loc. è assunto come simbolo di forza, audacia, violenza: battersi da leoni; è un leone in battaglia; sul ring diventa un leone; sentirsi un leone, sentirsi pieno di vigoria, di ardire; far la parte del leone, riservarsi, in una spartizione, la parte più cospicua; la zampata del leone, in un'opera, l'impronta del genio creatore.

2) Leone di montagna, altro nome del puma.

3) In numismatica, moneta d'argento (grosso) con il tipo del leone, coniata da Leone X (1513-21) a Roma e nelle Marche; leone per il Levante, il tallero veneziano in argento, coniato dal doge Francesco Morosini (1688-94) e dai successori per la Dalmazia e l'Albania, recante su una delle due facce il leone di San Marco rampante a destra, con croce e palma, e leggenda Fides et Victoria. Si dissero leoni anche i bianchi di Bologna con il leone rampante e le lire e i bianchi di Correggio.Dal leone prendono nome e insegne numerosi ordini cavallereschi, tra i quali: il Leone d'oro del granducato d'Assia fondato nel 1790 dal langravio Federico II; il persiano ordine del Leone e del Sole (1808); l'ordine del Leone olandese (1818); il lussemburghese ordine del Leone d'oro di Nassau (1858), l'ordine del Leone del Congo Belga (1891); l'ordine del Leone norvegese (1904, desueto dopo la separazione tra Svezia e Norvegia); il cecoslovacco ordine del Leone bianco (1922).

Zoologia

Diffuso un tempo anche nel bacino mediterraneo orientale e ora quasi esclusivo dell'Africa, il leone sopravvive, con esigue popolazioni, in India nella foresta di Gir (Kathiawar). Anche in Africa sono scomparsi il leone berbero, dai territori a nord del Sahara, e il leone del Capo. Il leone è uno dei più grossi Felidi: lungo sino a 2 m, coda esclusa, del peso di 150-200 kg, è alto al garrese sino a 1 m; le femmine sono più piccole e più leggere dei maschi, che sono inoltre caratterizzati da una folta criniera. La testa è grossa, con orecchie tondeggianti; il tronco è poderoso, specie anteriormente; gli arti sono grossi ma snelli; la coda termina con un ciuffo nero, entro cui è nascosto un aculeo corneo; il manto è di pelo corto e uniforme, di colore fulvo. I piccoli sono debolmente maculati o striati d'ocraceo e hanno la pelliccia più lanosa. La durata della vita può arrivare fino a 30 anni. Poderoso predatore, il leone frequenta le grandi savane, spingendosi in montagna sino 4500 m e a volte anche in territori subdesertici (eccezionalmente nelle foreste).

Etologia

Il leone è un animale essenzialmente crepuscolare, attivo anche di notte nei periodi di luna piena. Di giorno in genere riposa, se è possibile in luoghi ombreggiati, e gli adulti non sembrano mai cercare ripari, neanche per dormire. I leoni sono predatori di grandi erbivori, territoriali, poligami e vivono in gruppi sociali misti formati in genere da uno o più maschi adulti, da alcune femmine e dai loro figli. Poiché normalmente i maschi adulti convivono pacificamente, legati da un'alleanza che dura tutta la vita, non si sa se tra essi viga un ordine di dominanza o se siano tutti di pari grado. I territori sono di estensione variabile e dipendente dalla densità delle prede. Un branco di leoni può occupare un'area di oltre 250 km²; i confini territoriali sono marcati dai maschi con urina mista a secrezioni dall'odore forte e persistente. All'interno dei territori, i maschi non tollerano la presenza di maschi estranei ma accettano le femmine di altri branchi; queste sono però aggredite dalle femmine residenti che, al contrario, accettano la presenza di maschi estranei. La dimensione dei branchi varia da alcune unità a una quarantina di individui; i gruppi più numerosi di solito si scindono. All'interno dei branchi vigono in genere ottimi rapporti. Tutti i componenti si riconoscono singolarmente e il contatto è frequente, come pure le cerimonie di saluto dopo un pur breve periodo di assenza. Nei branchi i ruoli sono distinti, con i maschi deputati essenzialmente alla difesa del territorio e le femmine che praticano la caccia, l'allevamento e l'educazione dei giovani. Il marcato dimorfismo sessuale del leone riflette questa divisione di compiti: la sagoma della femmina, più agile e slanciata, è quella tipica del felide predatore. Essenzialmente le femmine, infatti, si impegnano nelle azioni di caccia, i cui frutti sono condivisi da tutto il branco; il corpo massiccio e soprattutto la criniera e il ruggito del maschio sono, per gli altri maschi, segnali aggressivi: il ruggito, che è riconosciuto come voce individuale dai componenti di un determinato branco, comunica ai leoni delle vicinanze che un determinato territorio è occupato e la criniera, che con l'età si fa più folta e scura, è un segnale di imposizione nel confronto diretto. Malgrado il ricco completamento di segnalazioni olfattive, uditive e visive di cui il leone è dotato, che sono sufficienti in genere a impedire le invasioni dei territori occupati, talvolta fra i leoni avvengono lotte cruente. Può capitare infatti che un leone, o un gruppo di leoni, estranei a un certo territorio, non cedano alle minacce del proprietario, specie se momentaneamente isolato o separato dal branco. La lotta, in questi casi, può protrarsi per parecchie ore e portare alla morte uno o più contendenti. La difesa, come la conquista, di un territorio è per i leoni una funzione indispensabile. Infatti il territorio rappresenta un'area di caccia che sostenta l'intero branco e permette l'allevamento della prole. I maschi che riescono a sopraffare un vecchio proprietario spesso uccidono, e talvolta mangiano, tutti i cuccioli in tenera età, cosa che provoca una rapida comparsa dell'estro nelle femmine e permette ai nuovi maschi di riprodursi in breve giro di tempo. Come quasi tutti i Felidi, escluso il ghepardo, il leone è un cacciatore all'agguato, capace di avvicinamenti silenziosi, lunghe attese e scatti velocissimi ma brevi. Diversi naturalisti hanno valutato la velocità del leone in corsa fra i 55 e gli 80 km/h, ma si tratta di stime molto approssimate che dipendono dalla natura del terreno e dal metodo di rilevamento. Sebbene talvolta i maschi adulti partecipino alle manovre di caccia, questa è quasi esclusivamente svolta dalle femmine e dai maschi subadulti. I leoni cacciano in branco, compiendo alcuni l'accerchiamento e altri l'attacco. Malgrado l'apparente efficienza dei cacciatori, tuttavia, solo un quinto o un sesto delle azioni di caccia giunge a buon fine. Data la considerevole massa del leone, quando la preda è a tiro un balzo e una zampata sono in genere sufficienti ad abbatterla, anche se si tratta di un grande erbivoro. La preda viene quindi abbrancata con le zampe anteriori e afferrata al collo, talvolta al muso, con la bocca, fino alla morte per soffocamento, che avviene in alcuni minuti. Le prede più comuni del leone sono le zebre, gli gnu e altre grandi antilopi; ma anche animali più piccoli, come le gazzelle e i facoceri, o più grandi, come i bufali e le giraffe, possono restarne vittime. Occasionalmente il leone può catturare qualche rettile, nutrirsi dei neonati di varie specie trovati nelle lettiere e consumare perfino i cadaveri dei conspecifici. La mole considerevole impone al leone un dispendio di energia enorme in ogni singola azione di caccia. Questo spiega perché esso predilige gli animali di grande taglia: infatti l'agguato, la corsa e il balzo sono ugualmente dispendiosi sia se diretti su una preda piccola sia su una grande, ma la seconda è più remunerativa. D'altro canto, l'attacco ad animali molto grandi e ben armati, come gli elefanti e i rinoceronti, comporta seri pericoli per il predatore, sicché, sebbene a volte si concluda con successo, avviene molto raramente, e si riportano casi di leoni uccisi da questi animali. Come quasi tutti i predatori, una volta abbattuta una preda i leoni mangiano a sazietà e, se il cibo è abbondante e facile da ottenere, normalmente non più di due volte alla settimana; un leone affamato può ingerire più di 30 kg di carne in un solo giorno, anche se una quantità di 5-7 kg al giorno viene considerata la normale razione di mantenimento negli zoo e probabilmente lo è anche in natura. D'altro canto, nella stagione delle migrazioni degli ungulati, che pochi leoni solitari seguono, i leoni residenti sono costretti ad accontentarsi di piccole prede stanziali, peraltro non sempre facili da catturare, e possono digiunare forzatamente per parecchi giorni. Nel periodo del calore le leonesse emettono un ruggito particolare, con il quale attirano i maschi, e urinano frequentemente, producendo, insieme all'urina, l'odore caratteristico dell'estro. Sono presto raggiunte da uno dei maschi adulti, che formerà insieme a essa una coppia molto affiatata per alcuni mesi. Al culmine dell'estro ha luogo la monta, ripetuta più volte nello stesso giorno, durante la quale il maschio afferra la femmina con i denti alla nuca. Il legame di coppia si mantiene per tutta la durata della gestazione, che è compresa fra 100 e 110 giorni, al termine della quale la femmina si allontana dal branco a cercare un luogo riparato in cui partorire. Ogni leonessa partorisce da 1 a 6 cuccioli, normalmente 3 o 4, che sono accuditi assiduamente dalla madre. Questa deve comunque abbandonarli periodicamente, e per periodi sempre più lunghi, all'inizio per abbeverarsi e successivamente anche per cacciare. È documentato che più leonesse possono riunirsi a formare nursery, in cui praticano l'allevamento collettivo, alternandosi nella caccia e nella custodia dei cuccioli, fin dai primi giorni dopo il parto. D'altro canto è anche accertato che circa la metà dei cuccioli, entro l'età di un anno, finisce preda di leopardi, iene, sciacalli, licaoni, altri leoni, ecc., fatto che suggerisce che essi trascorrono gran parte del tempo indifesi. Quando i cuccioli ancora non sono in grado di camminare, la madre talvolta li porta con sé, uno per volta, con la bocca. Superato un periodo di alcune settimane, tuttavia, quando i cuccioli zampettano appresso alla madre, questa si riunirà al resto del branco, dove i cuccioli saranno accuditi, protetti e allattati collettivamente. È questo anche il periodo del gioco, nel quale i cuccioli coinvolgono, sempre più intraprendenti e invadenti, tutti i membri del branco, inclusi i maschi adulti; ma sono sempre pronti a retrocedere in caso vengano minacciati dal soffio rauco, tipico dei Felidi, di un individuo poco tollerante e a rotolare sulla schiena mostrando l'addome e orinando. Simile a quella dei Canidi, questa esibizione di sottomissione inibisce l'aggressività dell'adulto. La caccia è un'attività complessa alla quale tutti i predatori sono predisposti geneticamente, ma i leoni, come d'altronde molti altri predatori, devono apprendere sia le tecniche dell'agguato sia quelle dell'uccisione. Inizialmente i cuccioli più grandicelli seguono le madri fino a che queste partono all'attacco e osservano a distanza, acquattati nell'erba, le fasi della cattura e dell'uccisione, portandosi sul luogo del banchetto dopo che la preda è stata abbattuta. Qui sperimentano in genere che il cibo va conquistato e difeso; né i maschi adulti né le loro stesse madri, infatti, quando sono intorno a una preda, rispettano i cuccioli, che talvolta non riescono affatto a ottenere cibo, talaltra rischiano maltrattamenti, e perfino la morte, a opera degli adulti, specie se le prede sono scarse. Ma i cuccioli che sopravvivono a questo duro periodo di pericoli e di fame (non più del 50% e talvolta anche meno), all'età di un anno saranno in grado di cacciare con tutto il branco, a circa quindici mesi uccideranno le prime prede e a due anni completeranno la loro formazione di cacciatori. Nel secondo anno di vita, in media un altro 25% dei giovani è comunque destinato a morire. Mentre le femmine resteranno di norma a far parte del branco, i maschi, verso i tre anni di età, con la criniera corta ma già formata, saranno costretti ad abbandonare il branco per vagabondare in territori inospitali. Non prima dei cinque anni di età i più abili di essi, ormai pienamente maturi, tenteranno la conquista di un territorio estromettendone eventualmente il proprietario. Sebbene come predatore il leone non abbia pari, nella savana africana anch'esso ha i suoi competitori. Si è già detto che i leopardi, i licaoni e le iene non esitano a uccidere i cuccioli indifesi. Fra questi predatori, le iene rappresentano talvolta un pericolo anche per i leoni adulti. Cacciatrici attive ma sempre pronte ad accorrere presso i banchetti altrui, sebbene siano di taglia molto inferiore a quella del leone, riescono, se in buon numero, ad allontanare i leoni solitari dalle loro prede e, pare, perfino a ucciderli.

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