Lessico

sm. [sec. XIV; dim. di libro].

1) Piccolo libro: aureo libretto, piccolo volume il cui testo ha grande validità culturale o morale.

2) Piccolo quaderno su cui si annotano gli acquisti fatti a credito presso i fornitori: il libretto del prestinaio; lo segni sul libretto. Più in genere, blocchetto per appunti.

3) Nella terminologia bancaria, fascicoletto rilasciato da istituto di credito per prelevamento o deposito di somme di danaro. Libretto di assegni: contiene una serie di assegni in bianco, bollati e vidimati, rilasciati dalle banche ai correntisti per consentire loro di disporre delle somme depositate. Libretto di conto corrente, rilasciato dalle banche ai titolari di conto corrente, sul quale vengono annotate le varie operazioni compiute. Libretto di deposito titoli, rilasciato al depositante di titoli, per la trascrizione delle diverse operazioni di versamento e prelevamento.

4) Sorta di piccolo registro contenente i dati relativi all'attività, al curriculum, all'identificazione professionale di determinate categorie di persone o anche l'autorizzazione per esercitare particolari diritti: libretto personale, quello che, nelle forze armate, registra le variazioni di carriera e le note caratteristiche del militare titolare; libretto universitario, quello su cui sono elencati le materie di studio e i voti riportati nei rispettivi esami; libretto ferroviario, tessera rilasciata ai dipendenti dello Stato per fruire di riduzioni sulle tariffe ferroviarie.

5) Componimento letterario in versi o in prosa, di varia struttura, di natura drammatica o lirica, concepito in funzione della musica. Il libretto più diffuso e usuale è quello per il melodramma, ma si danno anche libretti di oratori, di cantate, di serenate, di feste teatrali, di azioni coreografiche e di balletti. Per estensione, il testo stampato di tale componimento, generalmente in piccolo formato, perché possa agevolmente essere letto o consultato durante la rappresentazione dello spettacolo cui il libretto si riferisce. § Libretto di lavoro, documento personale contenente i dati relativi al lavoratore e alla sua professione; generalmente è obbligatorio per coloro che prestano la loro opera presso terzi, compresi i lavoratori a domicilio. Il rilascio del libretto è fatto dal comune di residenza del lavoratore; per gli stranieri, dall'Ispettorato del Lavoro. Il libretto di lavoro è custodito presso il datore di lavoro e viene riconsegnato alla cessazione del contratto al titolare, che comunque può prenderne visione in qualunque momento della durata del rapporto di lavoro. § Libretto colonico, libro in cui sono annotati i debiti e i crediti delle parti, che hanno stipulato il patto colonico: in duplice copia, una è tenuta dal concedente, l'altra dal mezzadro; alla fine dell'anno entrambi devono sottoscrivere quanto in essi riportato in segno di accettazione. Tale normativa si applica ai contratti di colonia parziaria e ai soli contratti di mezzadria o stipulati anteriormente all'entrata in vigore della legge 15 settembre 1964, n. 756, che vieta la stipulazione di nuovi contratti mezzadrili, o instaurati di fatto nel vigore della legge stessa.

Spettacolo: musica

Matrice dei primi libretti (di O. Rinuccini, A. Striggio, G. Chiabrera) fu la favola pastorale; la diffusione del melodramma e l'ampliamento del pubblico con l'apertura di teatri a pagamento (dal 1637) portò a un rapido sviluppo sia della tematica sia della struttura del libretto. Con G. F. Busenello (che per primo introdusse nell'Incoronazione di Poppea i soggetti storici), B. Ferrari, G. Strozzi, G. Faustini, G. A. Cicognini, N. Minato, G. A. Moniglia, ecc. vennero definendosi molte delle convenzioni contenutistiche e formali destinate a rimanere tipiche nella storia del libretto barocco e settecentesco: in particolare la distinzione tra recitativo e aria e, all'interno di questa, una precisa tipologia di personaggi e situazioni. Gli elementi drammatici, che nel libretto barocco venivano giocati con stravagante compiacimento fantastico in complicati intrecci nei quali si svolgevano parallele più azioni, con la libera intersecazione di personaggi e di vicende tragiche e comiche, vennero riportati tra tardo Seicento e primo Settecento a un rigoroso ordine e a un nuovo decoro poetico dalla riforma arcadico-razionalistica di A. Zeno e di P. Metastasio. I personaggi comici, eliminati dal melodramma, confluirono negli intermezzi (il cui modello insuperato rimane La serva padrona di G. A. Federico e G. B. Pergolesi) e nell'opera comica, che nella seconda metà del Settecento raggiunse la massima varietà e dignità di struttura e di contenuti (qualificandosi anche come commedia sentimentale, dramma giocoso, ecc.) per merito di C. Goldoni, G. B. Casti, G. Bertati e soprattutto L. Da Ponte, collaboratore di Mozart. Il libretto nel Settecento fu al centro di un animatissimo dibattito critico che diede i suoi frutti più clamorosi nei libretti di R. de Calzabigi per Gluck. Nel secolo successivo il libretto si ridusse spesso a un formulario di situazioni convenzionali, che offrivano tuttavia occasioni preziose alla musica: quali accorti esempi di funzionalità drammatica devono essere soprattutto visti i libretti di G. Rossi, F. Romani, S. Cammarano, F. M. Piave. L'esperienza del grand-opéra (in cui eccelse E. Scribe) e soprattutto l'esperienza del dramma wagneriano (dove il testo è opera dello stesso compositore) lasciarono profonde tracce nella storia del libretto. Il superamento dello schema musicale a pezzi chiusi (sensibile anche nei due ultimi libretti musicati da Verdi, Otello e Falstaff, entrambi di A. Boito), il sorgere delle scuole nazionali, la progressiva perdita delle convenzioni melodrammatiche (in parte restaurate nella librettistica verista di L. Illica, G. Giacosa, G. Adami) sono elementi che hanno contribuito a fare del libretto, nel sec. XX, qualcosa di unico e di irripetibile, non rispondente a vaste esigenze di diffusione, ma a una specifica problematica culturale. Inoltre il progressivo trasformarsi dell'opera in un evento teatrale svincolato da un succedersi narrativo e consequenziale di accadimenti scenici ha finito per conferire una funzione affatto nuova alla struttura verbale e a superare completamente la stessa concezione di libretto, le sue possibilità e la sua stessa ragione d'essere.

Spettacolo: danza

Nel balletto il libretto costituisce il soggetto della coreografia. I primi libretti, intesi come testi in cui apparivano i récits (parti liriche da recitare) e l'indicazione delle parti drammatiche e danzate, risalgono al tardo Quattrocento. Se ne ha un primo esempio in una relazione scritta da T. Calco e dedicata a un famoso ballo di B. Botta per le nozze Sforza-Aragona (1489), in cui forse per la prima volta si seguiva un soggetto (in quel caso l'amore coniugale). La stampa di un libretto dedicato al balletto, comprendente versi e descrizione della coreografia e distribuito per seguire la rappresentazione, risale, contemporaneamente in Italia e in Francia, alla fine del sec. XVI. Nel secolo successivo ne furono pubblicati esemplari di grande pregio, anche per la parte editoriale. Nel primo Settecento, quando il balletto fungeva da intermezzo in una serata lirica, il libretto divenne schematico e mediocre; più tardi, con la riaffermazione del balletto, riacquistò consistenza, recando anche l'indicazione del coreografo, che presentava una descrizione particolareggiata dell'intreccio e i nomi degli interpreti. Nel sec. XIX parteciparono alla stesura di libretti gli stessi coreografi, come S. Viganò, C. Blasis e L. Manzotti, che si dilungò in descrizioni di scene e parti, e anche poeti, come Th. Gautier (Giselle, 1841; La Péri, 1843) e Ch. Nuitter (Coppélia,1870). Nel sec. XX l'uso di ricorrere al libretto si è andato largamente perdendo, pur essendo numerosi gli esempi di coreografi (Cranko, MacMillan, Lavrovskij, Vainonen) che lo utilizzano come base per la costruzione di un balletto. Nella maggior parte dei casi, però, ne sono anche gli autori, in prima persona o in collaborazione con il librettista.

Spettacolo: diritti d'autore

A norma dell'art. 34 della legge 22 aprile 1941, n. 633, sul diritto d'autore, all'autore della parte letteraria di un'opera musicale è riconosciuto, di norma, un quarto del valore complessivo dell'opera. D'altro canto l'autore del libretto non può congiungerlo, salvo casi eccezionali, ad altro testo musicale.

Bibliografia

A. Della Corte, Drammi per musica dal Rinuccini allo Zeno, Torino, 1958; F. L. Arruga, Incontri fra poeti e musicisti nell'opera romantica italiana, Milano, 1968; F. Cella, Prospettive della librettistica italiana nell'età romantica, Milano, 1968; L. Bragaglia, Storia del libretto nel teatro in musica come testo e pretesto drammatico, 3 voll., Roma, 1971; P. J. Smith, The Tenth Muse. A Historical Study of the Opera Libretto, Londra, 1971; A. Cassi Ramelli, Libretti e librettisti, Milano, 1973; L. Baldacci, Libretti d'opera, Firenze, 1974.

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