luteòtropo

agg. e sm. [da (corpo) luteo+-tropo]. Ormone secreto dall'ipofisi che agisce sulla ghiandola mammaria provocando la secrezione lattea. È detto anche prolattina e spesso è indicato con la sigla LTH. Esso stimola la secrezione lattea solo nella mammella già "preparata" dagli ormoni ovarici. Fin dall'inizio della pubertà e specialmente nel corso della gravidanza gli estrogeni e il progesterone sviluppano le parti adiposa e ghiandolare della mammella, mentre inibiscono la secrezione massimale di LTH da parte dell'ipofisi. Non appena si è verificato il parto il tasso degli ormoni ovarici cala di colpo: viene così rimosso il blocco della secrezione di LTH. Tale blocco è regolato dall'ipotalamo che secerne un fattore inibente (PIF o Prolactin Inhibiting Factor). La liberazione ipotalamica del PIF è attivata dall'aumento del tasso ematico di progesterone ed è regolata anche da afferenze di tipo nervoso: per esempio gli stimoli tattili del succhiamento inibiscono la secrezione del PIF, stimolando quindi la secrezione di LTH; afferenze dal sistema limbico possono esaltare la secrezione del PIF; è noto che durante l'allattamento forti emozioni possono arrestare la secrezione lattea. In varie specie animali sono stati dimostrati altri effetti dell'LTH. Nei Roditori esso stimola l'attività del corpo luteo, agisce sullo sviluppo delle cellule germinali, stimola il comportamento materno e l'interesse verso la prole; nel piccione stimola lo sfaldamento dell'epitelio nelle ghiandole del gozzo, fenomeno che corrisponde alla secrezione lattea dei Mammiferi.

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