mélo

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Lessico

sm. [sec. XIV; latino volg. melum, per il classico malum].

1) Nome di alcune specie di piante fruttifere del genere Malus (famiglia Rosacee - sottofamiglia Maloideae) e in particolare del Malus communis, capostipite di quasi tutte le odierne cultivar; melo cotogno; cancro del melo.

2) Raro fig.: piantare il melo, battere il sedere per terra.

Botanica

Il melo è un albero alto fino a ca. 10-15 m, con fusto robusto, molto ramificato, ricoperto di corteccia cenerina o marrone; le foglie sono ovali, seghettate e appuntite, lisce al di sopra e tomentose sotto; i fiori sono ermafroditi, riuniti in corimbi o in ombrelle, con petali bianchi o rosei. Il frutto (mela) è del tipo pomo, ossia un falso frutto di forma variabile secondo la razza, da più o meno sferica ad appiattita o allungata, con epidermide lucida, opaca e di colore pure molto vario, dal giallo-oro carico al verde intenso, al rosso cupo, ecc. La polpa è bianca o giallina, più o meno tenera e croccante, di sapore anche molto diverso da una varietà all'altra. Salvo rare eccezioni le cultivar di melo sono autosterili, ovvero incapaci a operare la fecondazione sia tra i fiori della medesima pianta sia tra quelli di piante della medesima varietà, per cui per ottenere un raccolto redditizio è indispensabile la consociazione nel medesimo meleto di almeno due cultivar interfertili, cioè capaci di fecondare a vicenda i propri fiori. Il melo è una pianta propria dei climi temperato-freddi, che mal si adatta a quelli caldo-aridi; per questo in Italia è coltivata soprattutto nelle regioni settentrionali e in Europa nella parte centrale. Per quanto riguarda il terreno, il melo può essere considerato come il meno esigente fra gli alberi fruttiferi: occorre solo evitare i terreni troppo sciolti o troppo compatti, o con tenore di calcare molto elevato, e scegliere di preferenza terreni profondi, ricchi, umidi, ma dove non ristagni l'umidità, come nelle zone pedemontane o collinari ben ventilate. La propagazione del melo si attua mediante innesto, per la quale pratica sono disponibili numerosi tipi di portainnesto: si dice franco il portainnesto originato da un seme di varietà coltivata, selvatico quello proveniente da un seme di varietà selvatica o inselvatichita; impropriamente, poi, si dice dolcino il portainnesto di medio vigore e paradiso quello nanificante. In generale i meli vengono posti a dimora 1 o 2 anni dopo l'innesto, con distanze d'impianto variabili secondo la varietà e la forma di allevamento. Il frutto può essere conservato a lungo, specialmente con l'impiego di celle frigorifere; oltre che per il consumo immediato, le mele si impiegano nella fabbricazione di marmellate, succhi di frutta, nella fabbricazione del sidro, ecc. § Fra le altre specie del genere Malus che interessano la frutticoltura le più note sono: Malus dasiphylla, originario della Penisola Italiana e dal quale si presume abbiano avuto origine le cultivar del gruppo renetta; Malus sylvestris, originario dell'Europa centrale, diffuso soprattutto in Germania e in Francia, dal quale derivano le varietà da sidro; Malus pumila, di origine russa, importante soprattutto per l'uso come portainnesto nelle due sottospecie. Malus pumila praecox gallica (dolcino) e Malus pumila paradisiaca (paradiso). Si contano oltre 7000 cultivar di melo, poche delle quali tuttavia di effettiva importanza colturale; fra queste le più diffuse sono: Golden delicious, Matsu, renetta del Canada, renetta rugginosa, Red delicious, Richaered, Jonathan, Rome Beauty (bella di Roma), ecc. I Paesi maggiori produttori di mele sono: USA, Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Giappone; nell'emisfero australe è particolarmente importante la produzione di Argentina, Australia e Nuova Zelanda, che possono offrire i frutti freschi sul mercato europeo nella stagione primaverile-estiva, quando gli altri fornitori dispongono solo di mele conservate.

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