mònade

sf. [sec. XVIII; dal latino tardo monas-ădis, risalente al greco monās-ádos, unità]. In filosofia, elemento ultimo e indivisibile della realtà. Il termine fu usato in Grecia nell'ambito della scienza naturale; nel pensiero arabo (al-Kindī) si cominciò a concepire la monade come “elemento rappresentativo” e “specchio del mondo”. Attraverso il pensiero rinascimentale di N. Cusano, G. Bruno ricevette e sviluppò il concetto, definendo le monadi come le particelle ultime e indivisibili che costituiscono la sostanza di ogni cosa. Leibniz intese la monade non solo come una particella ultima, ma come un “centro rappresentativo” e attivo; le monadi sono le vere sostanze che costituiscono l'universo, tutte individuali, attive e rappresentative ciascuna della totalità del mondo.

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