manìa

Indice

Lessico

sf. [sec. XVII; dal greco manía].

1) Stato psicopatologico caratterizzato da un'alterazione fondamentale dell'umore, che diviene euforico ed esaltato senza motivazioni comprensibili, al quale si accompagna un eccitamento delle varie funzioni psichiche, nonché alterazioni delle funzioni vegetative.

2) Fig., interesse assai vivo e spesso eccessivo verso qualche cosa: avere la mania dello sport; anche abitudine strana e spesso sgradevole: ha la mania di fare dispetti.

Medicina

Nella sua forma più tipica lo stato maniacale fa parte delle psicosi manifestandosi più volte nella vita di un individuo (psicosi maniacale) o, più spesso, alternandosi ad episodi depressivi (psicosi maniaco-depressiva). Dal punto di vista dei meccanismi causali la mania riconosce una certa ereditarietà, familiarità e predisposizione costituzionale. Spesso gli episodi maniacali si presentano per la prima volta nella terza decade di vita e tendono a recidivare, alternandosi o meno a episodi depressivi, dopo intervalli talora lunghi di benessere; possono durare settimane o mesi, ma tendono a risolversi spontaneamente. Nella fase iniziale, il soggetto entra in uno stato di euforia e di esaltazione immotivata, con un deciso sentimento di benessere e di eccessiva sicurezza. Si sente ottimista ed estroverso, ma al contempo è anche facilmente irritabile, propenso alla collera. I processi ideativi divengono accelerati ed incalzanti, rapidi ma superficiali; difetta l'attenzione e subentra una notevole distraibilità; anche i ricordi si vivacizzano e il linguaggio diventa veloce, mutevole e molto verboso: coesistono una marcata irrequietezza motoria e un comportamento inconcludente. Sul piano fisico si denota una particolare resistenza alla fatica e ai disagi, insonnia, dimagrimento, tachicardia. Se la situazione si aggrava, l'euforia diviene estrema: possono manifestarsi crisi violente e pericolose di eccitamento distruttivo, o insorgere deliri di grandezza durante i quali l'eloquio diventa incomprensibile. Accanto a questi gradi acuti, sono però più frequenti le forme che si mantengono a un livello di gravità minore (crisi ipomaniacali). L'episodio tende a risolversi spontaneamente, in modo subitaneo o graduale. Talvolta vi è un diretto passaggio verso la depressione, con elevato rischio di suicidio. Oggi le terapie, preventiva o dell'episodio acuto, hanno notevolmente modificato il quadro clinico e l'evoluzione della sindrome maniacale: è sempre consigliabile il ricovero, specie in considerazione della resistenza ad assumere farmaci. La terapia psicofarmacologica si basa sull'uso di neurolettici, ad alte dosi e per fleboclisi se la gravità del caso lo richiede, con successiva graduale riduzione dei dosaggi, secondo la risposta, e passaggio alla somministrazione parenterale e poi orale; spesso si associano i sali di litio. È molto importante che anche dopo la risoluzione della crisi il paziente venga seguito attentamente per cogliere sul nascere eventuali segni premonitori di una nuova crisi e per controllare l'effettuazione della terapia di mantenimento.

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