marcita

sf. [sec. XIX; dal lombardo marscida, da marscire, marcire]. Prato artificiale polifita, irrigabile per tutto l'anno, tipico delle pianure lombarde e di alcune zone del Piemonte e del Veneto. La caratteristica peculiare delle marcite consiste nell'irrigazione invernale, che si effettua in maniera continua e ha funzione eminentemente termica. Il sottile strato di acqua che viene fatto scorrere costantemente in superficie impedisce il congelamento della cotica erbosa e del terreno sottostante, consentendo la crescita delle erbe foraggere anche durante la cattiva stagione. Durante il periodo primaverile-estivo i prati a marcite funzionano come i normali prati polifiti. Per la costituzione delle marcite è indispensabile una particolare e complessa opera di sistemazione del terreno (generalmente ad ala doppia), avente lo scopo di assicurare il regolare e uniforme scorrimento delle acque. Nelle condizioni più favorevoli la marcita può permettere lo sfalcio di 9 tagli annui di foraggio, dei quali 4 o 5 durante il periodo invernale, con produzione di 500 o 600 q di foraggio verde per ettaro. Le marcite furono sviluppate nel sec. XIII dai monaci che bonificavano le paludi a sud-est di Milano, dove erano già allora presenti molti fontanili le cui acque anche d'inverno mantengono temperature di 8-10 ºC. Ormai le marcite sono pressoché scomparse per le difficoltà di impiego delle moderne macchine agricole su superfici non regolari, per l'orientamento dell'alimentazione animale contrario ai foraggi acquosi, come quelli di marcite, e per l'impossibilità di utilizzare, come in passato, le acque di fogna che oggi contengono numerosi inquinanti (detersivi, reflui industriali, ecc.).

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