moviménto (filosofia)

Indice

La filosofia greca

Si considera movimento ogni mutazione in genere: in un soggetto, nelle idee, nelle opinioni. Nella filosofia greca Anassimandro attribuì al cosmo un movimento eterno; Anassagora dotò il Nous di un movimento proprio, capace di muovere anche le cose del mondo; Zenone invece negò fin la possibilità del movimento; Democrito gli contrappose la relatività del movimento in quanto rapporto tra atomi nel vuoto e non passaggio da un punto all'altro nello spazio; Diodoro Crono della Scuola megarica ritornò a Zenone dichiarando “assurdo” il movimento. Aristotele studiò il movimento come trasferimento locale, alterazione nella qualità, aumento quantitativo: operazioni tutte che mai toccano la sostanza dell'ente. Gli atomisti parlarono invece di un movimento eterno degli atomi. La filosofia medievale seguì in genere la tesi aristotelica.

La filosofia moderna

Nella filosofia moderna il movimento è per Cartesio una relazione di contiguità; Leibniz lo critica definendo il movimento causa di mutamento; Kant identifica il movimento di una cosa con “il mutamento delle sue relazioni esterne con lo spazio” ed Hegel lo collega all'infinito matematico; in Bergson il movimento viene collegato al mutamento.

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