nùtria

sf. [sec. XIX; dallo spagnolo nutria, risalente al latino lutra, lontra]. Roditore caviomorfo (Myocastor coypus) sudamericano della famiglia dei Capromidi, detto anche miopotamo, topo d'acqua, castorino e coipo. Lunga sino a 60 cm e pesante sino a 7-9 kg ha forme massicce e pesanti, con lineamenti che ricordano un po' il castoro, eccetto per la coda cilindro-conica lunga 25-40 cm, rivestita di squame e simile a quella di un gigantesco ratto. Gli arti sono brevi e robusti, gli anteriori con 4 e i posteriori con 5 dita, di cui le prime 4 palmate. La pelliccia è morbida, dal colore bruno-marrone sul dorso, rossastra sui fianchi e nerastra di sotto. Una singolare caratteristica di questo roditore è costituita dal fatto che le femmine hanno le mammelle molto alte sui fianchi quasi sulla schiena, disposte in 4-5 coppie e alle quali si attaccano i piccoli (da uno a 10 per ogni parto) quando la madre nuota. Originaria della parte centrale del Sudamerica, è stata introdotta nell'America settentrionale e in Europa dove viene allevata per la sua pregiata pelliccia. Da alcuni decenni la specie si è inselvatichita, e, a partire da pochi individui fuggiti dagli allevamenti, si è diffusa ovunque. In Italia è ormai comunissima in quasi tutte le regioni, in fiumi, laghi, piccoli stagni, canali di irrigazione e bonifica, e persino nei laghetti dei parchi cittadini. Il clima rigido costituisce una limitazione alla sua espansione. Può arrecare gravi danni alla vegetazione ripariale e agli argini, vista la sua voracità e al sua capacità di scavare tane e cunicoli sotterranei. La sua diffusione è anche dovuta al fatto di non avere, al di fuori del suo areale originario, nemici naturali.

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