neopositivismo

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sm. [sec. XX; neo-+positivismo]. Movimento filosofico, detto anche empirismo logico o positivismo logico, traente origine dall'opera di L. Wittgenstein e sviluppatosi soprattutto con l'attività del Circolo di Vienna. Caratteristica del neopositivismo è la polemica contro la metafisica, in quanto pretenderebbe di dimostrare l'esistenza di entità al di là dell'esperienza. Strumento essenziale di questa opposizione è il principio di verificabilità, derivato dal Trattato logico-filosofico di Wittgenstein (1921), dove si afferma che una proposizione è la descrizione di una certa disposizione dei fatti, e la sua possibilità riposa sulla rappresentazione di oggetti da parte di segni, consistendo il suo significato nella rappresentazione di una determinata situazione fattuale e dipendendo dalla verificabilità o meno di questa; le proposizioni della logica e della matematica, per contro, sono proposizioni apparenti, nascenti da altre per applicazione successiva di determinate operazioni, e sono pure tautologie, la cui validità svanisce a confronto con i fatti. Si rendeva così possibile comporre l'esigenza empiristica della riduzione di ogni proposizione significante all'esperienza con quella di salvare il carattere proprio di logica e matematica. Da queste tesi il Circolo di Vienna elaborò il principio per cui il significato di una proposizione si riduce alle operazioni che debbono essere poste in atto per verificarlo. Il linguaggio diviene, così, il campo di indagine della filosofia. Da queste premesse si dipartirono due indirizzi: quello che ritiene proprio della filosofia interessarsi al linguaggio scientifico (R. Carnap, H. Reichenbach) e riesce a un'organizzazione delle scienze sotto il metodo matematico, identificato nella deduzione rigorosa, per ripetizione di operazioni determinate, da proposizioni convenzionalmente assunte come fondamentali; quello che, seguendo l'indirizzo dell'opera successiva di Wittgenstein (Ricerche filosofiche, 1953), si dedica all'analisi del linguaggio comune, considerando ogni linguaggio come un gioco sottoposto a determinate regole e traente il suo significato dall'uso che se ne fa.

Bibliografia

L. Geymonat, Studi per un nuovo razionalismo, Torino, 1945; B. Russel, Logical Positivism, in “Revue internationale philosophique”, 1950; J. R. Weinberg, Introduzione al positivismo logico, Torino, 1950; J. Jorgensen, The Development of Logical Empiricism, in “International Encyclopedy Unified Science”, Chicago, 1951; F. Barone, Il Neopositivismo Logico, Torino, 1953; J. Passmore, A Hundred Years of Philosophy, Londra, 1957; Autori Vari, Logical Positivism, Londra, 1959; W. e N. Kneale, The Development of Logic, Oxford, 1962; F. Barone, Neopositivismo logico, Bari, 1986; S. Poggi, Introduzione al positivismo, Roma-Bari 1987; S.K. Sanderson, Social evolutionism: a critical history, Oxford 1990; R. Haller, Neopositivismus. Eine historische Einführung in die Philosophie des Wiener Kreises, Darmstadt 1993; S. Sarkar, The emergence of logical empiricism: from 1900 to the Vienna Circle, New York 1996; M. Sacchetto, Invito al pensiero del neopositivismo, Milano 1999; P. Parrini, L'empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma 2002; F. Stadler, The Vienna circle and logical empiricism: re-evaluation and future perspectives, Dordrecht 2004; W. Sellars, Empirismo e filosofia della mente, Torino 2004; V. Sirtori, Filosofia: da Kant al Neopositivismo, Milano 2015

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