neotenìa

sf. [da neo-+greco téinō, tendere]. Fenomeno per cui alcuni Vertebrati (essenzialmente Anfibi) nel corso del loro sviluppo generano talvolta larve perenni, che raggiungono cioè le dimensioni adulte rimanendo tuttavia allo stadio larvale. Con il termine neotenia si intende inoltre anche solo il ritardo nello sviluppo delle strutture corporee. Negli Anfibi si possono distinguere: una “neotenia totale” (che compare solo raramente nelle popolazioni naturali di Anuri e Urodeli) consistente in vere e proprie larve definitive che non metamorfosano mai, restando perennemente immature; una “neotenia temporanea” in cui alcune larve di Anuri e Urodeli metamorfosano normalmente ma con un certo ritardo (più o meno cospicuo) continuando spesso ad accrescersi in maniera anomala fino alla metamorfosi e raggiungendo così dimensioni larvali enormi (fenomeno del gigantismo), come per esempio in Rana ridibunda, specie che può anche raggiungere i 200 mm di lunghezza (dal muso alla cloaca); una “neotenia parziale”, a carico dei soli Urodeli, caratteristica di quegli individui nei quali alcuni elementi morfologici rimangono allo stato larvale (per esempio, la persistenza delle branchie) o giovanile mentre altri, contemporaneamente, raggiungono lo stadio adulto. In quest'ultimo caso, qualora sia sviluppata la capacità riproduttiva allo stadio larvale, fenomeno conosciuto solo negli Urodeli, è più corretto parlare di pedogenesi. Alcuni Anfibi neotenici possono essere condotti alla metamorfosi per mezzo della somministrazione di ormoni tiroidei e ipofisari; altri, come per esempio il proteo, non raggiungono mai l'abito adulto, né in condizioni naturali né sperimentali.

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