oblìquo

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agg. [sec. XIV; dal latino obliquus].

1) In geometria, di piano o retta che si incontrano con un piano o con una retta formando un angolo diverso da un angolo retto; per cono obliquo e piramide obliqua, vedi cono e piramide.

2) Nell'uso comune, inclinato rispetto a una linea orizzontale o verticale (reale o ipotetica); quindi sbieco, storto, non diritto: strada, superficie obliqua; il muro è leggermente obliquo.

3) Fig., che si discosta dal retto; che devia dal giusto; indiretto, tortuoso: obliqui propositi; per vie oblique, indirettamente, con l'inganno. Anche torvo, minaccioso: sguardo obliquo.

4) Con particolari sensi estensivi.: A) in una composizione musicale, motoobliquo, la condotta di due parti polifoniche, delle quali una si muove mentre l'altra resta ferma, a differenza di quanto avviene nel moto parallelo e nel moto contrario. B) Secondo i grammatici greci e latini, ogni caso della declinazione (genitivo, dativo, accusativo, ablativo e vocativo quando non è uguale al nominativo) diverso dal nominativo che era il caso retto. Nella terminologia grammaticale latina si dice oratio obliqua il discorso indiretto. C) In anatomia, riferito a muscoli, così detti dal nome della direzione assunta dalle fibre, poste obliquamente rispetto all'asse del corpo o ad altri punti di riferimento: muscoli obliqui del capo, piccoli muscoli pari della nuca che contribuiscono ai movimenti di rotazione e di inclinazione della testa; muscoli obliqui dell'addome (grande obliquo o esterno e piccolo obliquo o interno) quelli della parete addominale antero-laterale, che agiscono sulle costole provocando movimenti espiratori, intervenendo nella compressione dei visceri addominali e cooperando alla flessione del rachide; muscoli obliqui dell'occhio, muscoli estrinseci, il superiore e l'inferiore, che provocano la rotazione del bulbo oculare, rispettivamente in basso e all'esterno e in alto e all'interno.