occipitalizzazióne

sf. [da (foro) occipitale]. Fenomeno dell'evoluzione che interessa la posizione del foro occipitale, rispetto alle ossa del cranio, e l'inclinazione (angolo del foro) del piano passante per il basion e l'opistion rispetto al piano auricolo-orbitale. Questo fenomeno è direttamente collegato con l'aumento di volume del cervello e con l'acquisizione della statura eretta. Nei carnivori, per esempio, l'angolo del foro occipitale è di ca. 90º, nei Primati attuali l'angolo supera raramente i 40º, mentre nell'uomo varia fra.0º e 15º. Nell'uomo il capo è quindi quasi appoggiato sulla colonna vertebrale, conseguenza dello spostamento del foro occipitale verso la parte basale del cranio. Si può facilmente osservare che, durante la filogenesi umana, l'ampiezza della rotazione della parte basale dell'occipitale rispetto alla regione petrosa del temporale è stata di ca. 90º. Il che è da collegare con l'acquisizione di una posizione stabilmente e perfettamente eretta. Durante questa rotazione il cranio ha acquistato, inoltre, una notevole superficie addizionale, posteriormente, e da ciò deriva un maggiore spazio a disposizione del cervello, che tende sempre più ad acquistare una forma sferica. L'aumento di volume del cervello ha contribuito allo sviluppo delle capacità psichiche proprie dell'uomo.

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