Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino honos -ōris].

1) Reputazione, rispettabilità di cui si gode in virtù del proprio valore morale, dell'integrità dei propri costumi: ledere l'onore di qualcuno; difendere il proprio onore; perdere l'onore, compiere qualche azione infamante; l'onore di una donna, di una fanciulla, la sua castità, la verginità; cavarsela, uscire con onore da un'impresa, bene, dignitosamente, lodevolmente. In senso più ampio e generico, prestigio, buon nome: l'onore della famiglia, dello Stato; fama, gloria, vanto: desiderio di onore; è tuo l'onore della scoperta.

2) Coscienza della propria dignità morale e delle qualità su cui si basa, onorabilità: giurare sul proprio onore; l'onore mi impone di non parlare; una questione d'onore, che impegna l'onore di qualcuno; uomo d'onore, probo, giusto, di cui ci si può fidare; parola d'onore, di galantuomo che promette e mantiene; si usa spesso con valore asseverativo per ribadire un'affermazione: non sono stato io, parola d'onore!; punto d'onore, questione su cui non si può transigere senza venir meno ai propri principi; puntiglio.

3) Riconoscimento dei meriti, del valore altrui; stima: avere, tenere qualcuno in grande onore; essere in onore, godere di grande considerazione; usanze che tornano in onore, in auge, di moda; onore al merito, invito a riconoscere i meriti di qualcuno; a onor del vero, in verità, per dire il vero; sentimenti che ti fanno onore, che ti rendono degno di stima, di ammirazione; opere che fanno onore alla patria, che la rendono gloriosa, illustre; azione che non fa onore, che fa poco onore, che torna a biasimo di chi la compie; farsi onore, riuscir bene in una data attività, acquistandosi l'ammirazione e la stima altrui. Per estensione: fare onore alla propria firma, di un artista, creare un'opera all'altezza della sua fama; nel linguaggio commerciale, mantenere i propri impegni.

4) Atto di omaggio, di ossequio deferente verso persona o cosa degna: fare onore a qualcuno; rendere onore alla memoria dei caduti; in onore di qualcuno, al fine di onorarlo, di celebrarlo. Spesso al pl.: essere ricevuto con grandi onori; fare gli onori di casa, accogliere gli invitati; onori funebri, le esequie; onori militari, cerimonia militare eseguita in omaggio a un'alta personalità, a un caduto, alla bandiera; onori navali, ogni manifestazione, atto o segno, individuale o collettivo, previsto da precise norme di regolamento delle varie marine, per ossequiare simboli o persone (saluto alla voce, salva di artiglieria, gala di bandiere, saluto col fischio, ecc.). In particolare: posto d'onore, riservato a persona o cosa di riguardo, che si vuole particolarmente onorare o mettere in risalto; tribuna d'onore, riservata alle autorità; dama, cavaliere d'onore, gentildonna, gentiluomo al seguito di sovrani o principi; scorta, picchetto d'onore, formazione militare assegnata come seguito ad alte personalità. Fig.: fare onore a un piatto, alla tavola, mostrare di gradire i piatti che sono stati preparati, mangiando con gusto e servendosi abbondantemente.

5) Culto, venerazione: rendere onore ai santi; avere in onore, venerare; innalzare agli onori dell'altare, proclamare santo.

6) Per estensione, trattamento particolare riservato a persone di riguardo; privilegio, favore: ebbe l'onore di sedere vicino al presidente. Si usa frequentemente in formule di cortesia: ho l'onore di presentarvi un mio nuovo libro; troppo onore!, escl. (talora iron.) per schermirsi da un favore speciale, dalla particolare attenzione che si riceve e simili.

7) In senso concr., persona o cosa che procura merito e stima, che conferisce rinomanza o prestigio: un artista, un istituto che è l'onore della nazione; giro d'onore, compiuto dal vincitore di una gara per ricevere gli applausi del pubblico; piazze d'onore, i migliori piazzamenti in una classifica dopo il primo posto. Al pl., in alcuni giochi di carte e in particolare nel bridge le carte di valore più alto. Per estensione, grado, titolo di onorificenza, ufficio importante e simili (specialmente pl.): raggiungere i più alti onori; un individuo avido di onori; aspirare all'onore della porpora, alla dignità cardinalizia; vostro onore, titolo onorifico con cui nei Paesi anglosassoni ci si rivolge al giudice.

Diritto

In base all'art. 3 della Costituzione “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”; ne discende che l'onore viene a identificarsi con l'essenza della persona umana e in questo senso si può inquadrare la tutela che il Codice Penale ne dà, reprimendo i delitti contro l'onore ossia l'ingiuria e la diffamazione. Anche il concetto di “onore sessuale”, tutelato insieme alle offese al pudore, sembra si possa far rientrare nella tutela della dignità della persona umana di cui la sfera sessuale fa certamente parte. Con la legge 23 luglio 1981, n. 442, è stata abolita l'attenuante della causa dell'onore per i reati di omicidio e lesioni personali.

Sociologia

La nozione di onore possiede una forte valenza in quanto si applica alla morale comunitaria – soprattutto nei contesti non interessati da dinamiche intense di urbanizzazione e industrializzazione – che esalta l'onore come proprietà e titolo di legittimazione del potere. L'onore rappresenta perciò, insieme alla ricchezza patrimoniale, un vero e proprio criterio di stratificazione sociale. Di qui discende il richiamo all'onore come giustificazione simbolica della violenza e della stessa criminalità in alcune culture comunitarie: il delitto d'onore come risarcimento di un affronto che – se non vendicato – produrrebbe declassamento sociale del gruppo familiare; onore come vincolo di riconoscimento reciproco e di solidarietà omertosa nei codici mafiosi, basati sul disconoscimento dell'autorità istituzionale; onore come prerogativa aristocratica nelle società tradizionali.

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