palcoscènico

Indice

sm. (pl. -ci) [sec. XIX; palco+scenico].

1) Parte dell'edificio teatrale destinata all'azione.

2) Per estensione, il teatro, l'attività teatrale: il fascino del palcoscenico; calcare il palcoscenico, fare l'attore.

Architettura

Nei teatri greci costituiva un unico complesso con la skēnḗ, edificio prima di legno, poi di pietra, sul quale o davanti al quale recitavano gli attori, ed era riservato ai protagonisti, mentre il coro agiva nell'orchestra. In origine era una lunga pedana lignea (proskḗnion) alta ca. 60 cm; nei teatri ellenistici era in muratura (logêion), alto oltre 1,70 m, profondo da 3 a 5 m, ed era limitato ai lati da due paretine aggettanti (paraskénia). Nei teatri romani il corrispondente del logeîon si chiamò pulpitum mentre la skēnḗ fu sostituita dalla frons scaenae e i paraskḗnia dalle versurae. Anche i palcoscenici medievali e del primo Rinascimento costituivano un unicum con la scena. Nei primi l'impalcatura sopraelevata compariva soltanto nel tipo a luoghi deputati giustapposti e si sviluppava in larghezza. Nelle sale rinascimentali si sviluppava in profondità, aveva un proscenio piano, e un declivio sul quale venivano “piantati” i telari della prospettiva, a coppie simmetriche (un telaro frontale e uno sfuggito). Nei teatri elisabettiani il palcoscenico si ricavava isolando dal complesso di gallerie che circondavano il cortile riservato al pubblico (yard) un settore verticale (tiring house), ridotto riservato agli attori ma che, alla prima e seconda galleria, poteva essere usato anche per la rappresentazione. Dalla tiring house avanzava verso il centro dello yard un palcoscenico (stage) poligonale, sormontato da un alto baldacchino (canopy). Nel Seicento, con l'affermarsi delle scene mutevoli, il palcoscenico “all'italiana” divenne una struttura fissa e regolata e la scena una sovrastruttura provvisoria. Il palco si articolò su tre piani: sottopalco, scena, soffitta. Nel sottopalco e in soffitta stavano gli argani e i montacarichi di manovra; sulle pareti della scena si appoggiavano i ballatoi per i macchinisti; sul piano scenico era predisposto un sistema di guide in rilievo (gargami) o intagliate (cavetti), parallele al proscenio o concorrenti al fuoco prospettico. Il prospetto scenico, presente nelle sale cinquecentesche come tramezza dipinta, divenne una struttura architettonica (proscenio, arcoscenico e suoi portanti, sipario) che separava la scena dalla sala. Sul finire del Settecento il piano scenico venne diviso in sezioni longitudinali (strade), botolate, e separate fra loro dagruppi di tagli e di guide; il sottopalco si articolò in più piani, e lungo le pareti del palcoscenico trovarono posto i canali-guida entro cui scorrevano i tiri (specie di argani) e i loro contrappesi; mentre la soffitta fu munita di graticcia. Queste strutture, ampliate e perfezionate, non mutarono sostanzialmente nell'Otto-Novecento, salvo l'introduzione di ponti elevabili e di girevoli, manovrati con dispositivi idraulici ed elettrici i cui meccanismi occuparono il sottopalco. Alle strutture, sin qui tutte lignee, si sostituirono dove possibile elementi metallici o in cemento. La scenotecnica moderna più aggiornata prevede palcoscenici multipli e trasformabili, con strutture scomponibili che consentano sistemazioni diverse: palco tradizionale “all'italiana”, scena elisabettiana, teatro in pista. Tuttavia il palco tradizionale è tuttora il preferito. Al palcoscenico brechtiano, che ha cercato di rompere il distacco col pubblico portando spesso l'azione al proscenio, abbassando l'altezza del sipario, disponendo luci fuori dal palcoscenico, si va sostituendo anche la recitazione su piste prolungate verso il pubblico, mentre spesso lo stesso sipario è andato scomparendo, facendo del palco un tutt'uno con la sala (soluzione adottata da Jean Vilar col suo Théâtre National Populaire e da altri accolta) sempre però conservando l'azione centrale “oltre il pubblico”.

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