pallàdio (chimica)

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Descrizione generale

sm. [sec. XIX; dal nome del pianetino Pallade]. Elemento chimico della famiglia del platino, di simbolo Pd, peso atomico 106,4 e numero atomico 46. Venne scoperto nel 1803 da W. H. Wollaston, che gli diede il nome di palladio per onorare la scoperta del pianetino Pallade avvenuta l'anno prima a opera dell'astronomo H. W. Olbers, suo amico. Tra gli elementi della famiglia del platino, il palladio è quello complessivamente più abbondante nella crosta terrestre, della quale costituisce però solo l'1∤10‒6% in peso. Allo stato nativo e sotto forma di lega naturale accompagna il platino accanto agli altri elementi della famiglia del platino, e cioè l'osmio, il rutenio, il rodio e l'iridio, in tutti i suoi giacimenti; quantità relativamente elevate di palladio sono inoltre contenute nei giacimenti di solfuri metallici misti del Canada e del Katanga, dai quali lo si estrae come sottoprodotto della metallurgia del nichel, del rame e dell'argento trattando opportunamente i fanghi anodici della raffinazione di questi metalli. L'estrazione del palladio si effettua anche per elaborazione dei minerali del platino e degli altri metalli della sua famiglia. Allo stato di elemento puro il palladio si presenta come un metallo di colore e di lucentezza intermedi tra quelli del platino e dell'argento. Ha un peso specifico di 11,90, molto inferiore a quello del platino; fonde a 1552 ºC e bolle a 3980 ºC; è malleabile e duttile, anche se meno del platino. Per riduzione delle soluzioni acquose dei sali di palladio con formaldeide, con formiato di sodio, ecc. si ottiene il palladio metallico sotto forma estremamente suddivisa e di colore nero (nero di palladio). Effettuando la riduzione dopo aver sospeso nella soluzione un adatto materiale inerte e finemente suddiviso, in genere del carbone attivo o del solfato di bario, il palladio metallico precipita in forma dispersa sui granuli del materiale inerte: con i nomi di carbone palladiato, di solfato di bario palladiato, ecc., i prodotti così ottenuti vengono largamente usati quali attivissimi catalizzatori per l'idrogenazione dei composti organici. Tra tutti i metalli della famiglia del platino il palladio è quello chimicamente più reattivo; è perfettamente stabile agli agenti atmosferici a temperatura ambiente, ma al calor rosso si ossida all'aria trasformandosi lentamente nell'ossido PdO; viene inoltre attaccato dall'acido solforico e dall'acido nitrico a caldo. Mentre il contatto anche prolungato per esempio con oggetti di gioielleria di palladio metallico o delle sue leghe è del tutto innocuo data la sua inattaccabilità, i sali solubili del palladio sono fortemente tossici per tutti gli organismi viventi. Il prezzo del palladio, assai inferiore a quello del platino grazie alla sua notevole disponibilità sul mercato, superiore alla domanda, ne ha favorito il diffondersi in applicazioni diverse. Il palladio viene impiegato in alcune leghe in orologeria, gioielleria e odontotecnica. Per via galvanica forma ottimi rivestimenti protettivi, per esempio su oggetti di argento, di rame e di ottone; rilevante è in particolare il consumo di palladio per la preparazione di catalizzatori di idrogenazione.

I composti

Nei suoi composti, nei quali risulta quasi sempre bivalente o tetravalente, il palladio presenta un comportamento intermedio tra quello del nichel e quello del platino. I sali del palladio bivalente derivano dall'ossido PdO, una polvere nera e pesante insolubile in acqua e che costituisce l'ossido del palladio più stabile e importante. Secondo l'acido da cui derivano e il fatto di trovarsi allo stato anidro oppure di idrati, i composti del palladio sono di colore dal giallo scuro al rosso, al marrone e al nerastro. Eccetto lo ioduro, PdI₂, che è uno dei sali di palladio più insolubili, gli alogenuri di palladio sono solubili in acqua; il cloruro PdCl₂ viene immediatamente ridotto a palladio metallico suddiviso, di colore nero, dall'ossido di carbonio: esponendo una cartina imbevuta di cloruro di palladio a un'atmosfera che contenga anche solo 100 p.p.m. di ossido di carbonio, si nota un annerimento che consente di rivelare la presenza di questo gas tossico. I sali di palladio si riducono tutti a palladio metallico assai facilmente: essi presentano inoltre un'elevata tendenza a formare composti a carattere di complesso, come per esempio i tetracloropalladati del tipo K₂PdCl4, che si ottengono dall'addizione del cloruro PdCl₂ ai cloruri dei metalli alcalini e alcalino-terrosi.

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