pallàdio (sostantivo)

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sm. [sec. XIV; dal latino Palladíum, dal greco Palládion, da Pallás-ádos, Pallade].

1) Specie di manichino porta-armi che nella religione greca arcaica era considerato provvisto di poteri divini, in funzione protettrice del palazzo (età micenea) o della città. Con una formulazione più precisa in senso politeistico, si vide in esso una raffigurazione della dea Atena, la dea poliade, o protettrice della città, per eccellenza. Un antichissimo simulacro della dea era conservato nella rocca di Troia, connesso alla salvezza della città: Ulisse e Diomede dovettero rapirne solo una copia, dal momento che il palladio si trovava ancora nel tempio al momento della caduta di Ilio. Palladi derivanti da quello di Troia sono ricordati anche in località della Grecia (Argo, Sparta, ecc.) e d'Italia, dove secondo una delle diverse tradizioni sarebbe stato portato da Enea. Quello di Roma era conservato nel tempio di Vesta. Il palladio ricorre in numerose figurazioni vascolari e pittoriche collegate con la fine di Ilio (Iliupérsis), nella statuaria (metopa del Partenone; palladio di Sperlonga) e nella glittica.

2) Per estensione, difesa, protezione: il palladio della libertà.

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