paraneoplàstico

agg. (pl. m. -ci) [para-+neoplastico]. In medicina, relativo a neoplasia. § Sindrome paraneoplastica, termine con cui si designa quell'insieme di sintomi e segni legati alla compromissione di vari organi, apparati o funzioni che sono espressione dell'azione a distanza di un tumore e non in rapporto diretto con le proprietà ostruttive o invasive della neoplasia stessa o delle sue metastasi. Si può ragionevolmente ritenere che circa il 20% dei pazienti affetti da neoplasia maligna possa sviluppare una sindrome paraneoplastica. La maggior parte dei tumori maligni può dare origine a una sindrome paraneoplastica, ma la frequenza con cui l'evento si verifica varia con la sede e il tipo istologico del tumore: le neoplasie più spesso responsabili sono quelle polmonari (in particolare il microcitoma), urogenitali (vescica, prostata, testicolo, rene, utero, ovaio), gastrointestinali (stomaco, colon, fegato, pancreas), emolinfopoietiche (leucemie, linfomi, mielomi), mammarie, tiroidee e timiche. Le sindromi paraneoplastiche comprendono i tipi più diversi di sintomi e di alterazioni biochimiche. Tra i primi, abbastanza comune è la febbre, ma si possono avere manifestazioni cutanee polimorfe, neuromuscolari, osteoarticolari, ematologiche, ginecomastia, tromboflebite. Tra le seconde, le più rilevanti sono quelle ormonali, documentabili mediante prelievo ematico, provocate da alcuni tumori che producono ormoni (per esempio certi cancri polmonari secernono ACTH) e quelle riguardanti la concentrazione ematica di alcuni ioni, soprattutto ipercalcemia e ipoglicemia. L'entità della sintomatologia non è correlata alle dimensioni del tumore primitivo, tuttavia può regredire fino alla scomparsa in seguito alla cura della malattia di base.

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