partigiano

Indice

Lessico

agg. e sm. (f. -a) [sec. XV; da parte, sul modello di artigiano, cortigiano].

1) Agg., che parteggia, proprio di chi parteggia; parziale, fazioso: un'interpretazione partigiana della legge; politica partigiana.

2) Di partigiani, fatto da partigiani: guerra partigiana.

3) Sm. e f., fautore o facente parte di una fazione; seguace di un'idea, di un movimento: i partigiani della pace; i partigiani del divorzio. In particolare, i combattenti della seconda guerra mondiale che, all'interno di diversi Paesi d'Europa occupati dai Tedeschi (Paesi Bassi, Belgio, Romania, Grecia, URSS, Iugoslavia, Francia, Italia, ecc.), condussero la Resistenza contro il nazifascismo.

Storia

In Italia i gruppi autonomi di partigiani, formatisi fin dal 1943, si organizzarono poi in brigate e divisioni di varia ispirazione ideologica: comunista (brigate Garibaldi, le più numerose), socialista (brigate Matteotti), Partito d'Azione (brigate Giustizia e Libertà), repubblicana (brigate Mazzini), monarchica (brigate autonome). L'anno successivo ciascuna di queste formazioni passò sotto la direzione politica del Corpo dei Volontari della Libertà (CVL). La Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1948 stabilisce che ai partigiani spetta lo status di prigionieri di guerra se sussistono le condizioni che li qualificano come legittimi combattenti: dipendenza da un comando responsabile, riconoscibilità a distanza e conduzione della lotta armata apertamente, rispetto delle norme del diritto di guerra. La qualifica di partigiano, riconosciuta agli aventi diritto ai sensi del decreto-legge luogotenenziale 21 agosto 1945, n. 518, integrato da successivi decreti del 1946 e del 1947, costituisce titolo preferenziale per l'ammissione a impieghi pubblici e per la formazione delle graduatorie dei pubblici concorsi.

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