Lessico

sf. [sec. XIX; da pavimentare]. L'insieme delle operazioni occorrenti per l'applicazione di un pavimento in un ambiente o per rivestire adeguatamente il fondo stradale. Per estensione, il rivestimento stesso, specialmente la sovrastruttura di una strada, che ha lo scopo di resistere alle sollecitazioni e all'usura dei carichi che transitano su di essa; il termine è talvolta usato in senso ristretto per indicare lo strato superficiale soggetto all'azione diretta dei carichi, che si dice più propr. manto o tappeto d'usura. Nella sua forma completa, come la si realizza, la pavimentazione consta, procedendo dall'alto, di manto, strato di collegamento o binder, strato di base o massicciata, fondazione. Nella sua forma più semplice, compatibile con un terreno compatto e con un traffico di pesi e intensità non troppo elevati, può ridursi a un macadam ordinario.

Tipologia

La scelta del tipo di pavimentazione dipende da numerosi fattori: volume e composizione del traffico, natura del terreno di sottofondo, clima, possibilità o meno di disporre in loco dei materiali e delle attrezzature, costo annuo della pavimentazione, nel quale, accanto all'ammortamento e all'interesse del capitale, va computato il costo della manutenzione (ricarichi di ghiaia o pietrisco sui macadam, rifacimento del manto d'usura nelle pavimentazioni bituminose, nuovo spianamento degli elementi nelle pavimentazioni lapidee). Per un adeguato dimensionamento dell'opera il carico agente sulla pavimentazione, cioè la forza verticale esercitata da una ruota in movimento, dev'essere valutato come somma del peso della ruota, sulla quale si concentra una parte del peso complessivo del veicolo (carico statico), e della forza dinamica generata dal movimento della ruota stessa. Il primo può ritenersi generalmente costante, la seconda dipende, oltre che dal carico statico, dalla velocità del veicolo, dalle caratteristiche ammortizzanti e dalla grandezza dei pneumatici, dalla scabrezza del manto d'usura. Orientativamente i carichi circolanti sulle strade possono raggiungere le 5-6 t per ruota. Quando il terreno di sottofondo non presenti la necessaria resistenza, come per esempio nel caso di terreni limosi o argillosi, occorre migliorarne le caratteristiche mediante la formazione di uno strato di fondazione il cui spessore, pertanto, varia nei diversi tronchi di strada. Una volta determinati il volume e la qualità del traffico da un lato, le caratteristiche del terreno dall'altro, si procede al dimensionamento della pavimentazione. Per questo esistono diversi metodi, che devono essere però integrati da una notevole esperienza costruttiva e, eventualmente, da prove su tratti sperimentali, stante il numero delle variabili in gioco. La stesura del manto d'usura è preceduta dalla formazione della massicciata, posta, secondo i casi, direttamente sul sottofondo o sulla fondazione. Le massicciate più diffuse sono quelle realizzate in elementi granulari: in pietrame e in pietrisco cilindrati a secco (come il ballast delle massicciate ferroviarie), in misto di ghiaia e sabbia, in pietrisco cilindrato all'acqua (macadam) o cementato. Le massicciate in conglomerato bituminoso (sabbia, graniglia, pietrischetto, additivo, bitume), adottate per esempio in Italia per le autostrade, possono essere usate come pavimentazione provvisorie; sono realizzate mediante spanditura, in genere eseguita da spanditrici mobili a tramoggia, e successiva cilindratura mediante rulli di tipo medio (8-12 t) e pesante (12-16 t). Altri tipi di massicciate sono quelle in terra stabilizzata (terra+bitume, terra+cemento), o quelle in calcestruzzo di cemento. In base ai manti d'usura le pavimentazioni possono classificarsi in flessibili e rigide; queste ultime comprendono i manti in elementi lapidei che, per le loro peculiari caratteristiche, vengono classificate autonomamente.

Classificazione: pavimentazioni flessibili

Le pavimentazioni flessibili sono costituite dall'impasto di un legante bituminoso, le cui caratteristiche possono essere migliorate con una miscela di aggregati lapidei. In base alla composizione granulometrica di questi ultimi, quindi alla percentuale di vuoti presente nel manto dopo la finitura, i manti possono essere conglomerati chiusi, con una percentuale di vuoti compresa tra 3 e 7, quali le malte bituminose (sabbia, additivo, bitume), i calcestruzzi bituminosi, gli asfalti colati usati per strade a traffico intenso e pesante; conglomerati semichiusi, simili ai calcestruzzi bituminosi, ma con più alta percentuale di vuoti (10-15%), usati per strade a traffico medio; conglomerati aperti, ad alta percentuale di vuoti, perché privi di sabbia e additivo, impiegati di norma per rappezzature. La stesura del manto può essere fatta a caldo o a freddo: per la bitumatura a caldo (detta anche asfaltatura) si versa sulla massicciata, ben pulita e asciutta, il bitume a una temperatura di ca. 150 ºC, si sparge successivamente la graniglia, avente diametro dell'ordine di 5-20 mm e nella quantità di (8-12)∤10-3 m3/m², e si effettua infine la cilindratura. Per realizzare la bitumatura a freddo si impiegano bitumi molto compatti, fluidificati dall'aggiunta di olipesanti di petrolio (cutback, bitume tagliato in raffineria) i quali li rendono molto fluidi a temperatura ambiente ed evaporando rapidamente ne provocano l'indurimento. Il principale vantaggio delle pavimentazioni flessibili è la possibilità di graduarne lo spessore in funzione del tipo di traffico, aumentandolo eventualmente nel tempo.

Classificazione: pavimentazioni rigide

Le pavimentazioni rigide sono costituite da lastre in calcestruzzo di cemento idraulico; per strade a traffico particolarmente intenso e pesante le lastre vengono armate con una rete a maglia d'acciaio o di tondini. Per evitare le fessurazioni provocate dalle dilatazioni termiche, tra le lastre vengono disposti giunti trasversali e, nelle strade a più corsie, anche longitudinali. La confezione dei calcestruzzi avviene in centrali di betonaggio, la stesura mediante vibro-finitrici meccaniche, avanzanti su rotaie che costituiscono la cassaforma per le lastre. Le pavimentazioni in calcestruzzo presentano, per la loro rigidità, un minor comfort di quelle flessibili, ma una maggior durata (anche oltre un trentennio) con minima manutenzione.

Classificazione: pavimentazioni lapidee

Le pavimentazioni lapidee sono: il lastricato, costituito da lastre (masselli) di sezione rettangolare, con superficie variabile tra 500 e 2000 cm² e spessore tra i 12 e i 18 cm; e il selciato, costituito da cubetti (tessere) sbozzati, con lato tra i 5 e i 15 cm, secondo il tipo di roccia usato (basalto, granito, porfido, sienite, trachite); particolare tipo di selciato è il pavé. Entrambi vengono posati su uno strato di sabbia che ricopre il sottofondo; in taluni casi, in particolare per i selciati, gli elementi possono essere giuntati con bitume o cemento. Le pavimentazioni lapidee presentano elevato costo, ma rilevanti pregi estetici, di durata, di scarsa manutenzione, di facile rimozione, che le rendono particolarmente adatte alle strade urbane. Le pavimentazioni in cubetti di porfido, inoltre, hanno un elevato grado di aderenza ai pneumatici e vengono quindi adottate nei tornanti, specie in zone soggette a lunghi periodi di gelo, e anche in strade di comunicazione a forte pendenza.

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