paziènza

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sf. [sec. XIII; dal latino patientía].

1) Qualità di chi sa sopportare con pacatezza e serenità dolori, molestie, avversità e quanto risulta comunque nocivo o spiacevole: soffrire con pazienza; sopportare con pazienza le persone moleste; con i bambini ci vuole molta pazienza; portare pazienza, non reagire, rassegnarsi; armarsi di pazienza, predisporsi ad accettare e sopportare; la pazienza di Giobbe, illimitata, come quella del noto personaggio biblico. Spesso si usa in formule di cortesia per scusarsi, per invitare alla calma e simili: abbi pazienza, vengo subito; abbia la pazienza di ripetere la domanda. Come escl. esprime rassegnazione: ho lavorato per niente, pazienza!; santa pazienza!, escl. di stizza trattenuta. Come inciso concessivo: se non lo sapesse, pazienza, ma lo sa benissimo. Per estensione, padronanza di sé, autocontrollo: perdere la pazienza; non farmi scappare la pazienza. Di animali, docilità, resistenza alla fatica; la pazienza del bue.

2) Capacità di operare con diligenza e precisione in attività delicate o ingrate: è un lavoro di pazienza; giochi di pazienza, che richiedono costanza e precisione più che particolare abilità.

3) Ant., sofferenza, patimento.

4) Sorta di tunica aperta ai fianchi e senza maniche, propria di alcuni ordini religiosi. Anche il cordone dei frati.

5) Nell'attrezzatura navale, ciascuna di quelle cavigliere sistemate a pié d'albero sulle navi a vela; la pazienza comprende nella zona inferiore un opportuno numero di pulegge, bozzelli a mulinello, pastecche, per il rinvio delle manovre. È detta anche potenza.

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