periglaciale

agg. [peri-+glaciale]. Morfologia periglaciale, associazione di forme minori che contraddistinguono il paesaggio delle regioni adiacenti a quelle ricoperte o un tempo ricoperte da ghiacci o nevi perenni. Tali forme sono dovute all'alternarsi del gelo e del disgelo, fenomeno che, oltre a caratterizzare le regioni periglaciali, eccezionalmente si trova anche alle alte quote nella fascia intertropicale. In conseguenza di tale fenomeno, le rocce, compresa l'eventuale sovrastante coltre d'alterazione, sono sottoposte a processi di alterazione fisica intensiva (processi crioergici) che si esplicano in particolare nella zona attiva superficiale, ritmicamente interessata dal disgelo (mollisol), mentre non raggiungono lo strato sottostante, temporaneamente (gelisol) o permanentemente (permafrost o permagelo) gelato. Nella loro zona d'azione tali processi provocano la frantumazione e la polverizzazione dei detriti rocciosi (gelifrazione), la comparsa di spinte verticali e orizzontali, che danno luogo a tensioni interne nella massa interessata e alla segregazione dei granuli in funzione delle dimensioni degli stessi (fenomeni di geliturbazione). Fra le strutture risultanti da detti fenomeni sono famosi i cuscini e i duomi di ghiaccio, i piegamenti, le intrusioni e le involuzioni dei materiali detritico-terrosi. Nelle regioni petrose, spoglie di vegetazione, i fenomeni di segregazione danno abitualmente origine ai cosiddetti suoli figurati, nei quali rientrano i suoli poligonali. Laddove gli effetti del gelo-disgelo si manifestino su suoli o coltri detritiche impostati su pendii sufficientemente acclivi, i processi crioergici attivano particolari forme di trasporto in massa (movimenti franosi) che investono la coltre terroso-detritica di interi versanti (soliflusso, colate di blocchi che scivolano verso valle su un substrato fangoso o su cuscinetti di ghiaccio, ecc.).

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