pettinatura

sf. [sec. XIV; da pettinare]. Atto ed effetto del pettinare, specialmente in alcune accezioni specifiche: A) modo in cui sono acconciati i capelli (acconciatura). B) Operazione tessile di filatura della lana, del cotone e di tutte le altre fibre discontinue il cui scopo è di parallelizzare le fibre eliminando quelle troppo corte e le impurità esistenti ancora fra di esse; la pettinatura viene eseguita con macchine specializzate (pettinatrici) i cui organi di lavoro (pettini) possono avere moto alternativo oppure rotativo. La pettinatrice rettilinea viene impiegata per fibre più sottili e anche non molto lunghe; la pettinatrice circolare per lane ordinarie e molto lunghe e ha una produttività maggiore. Il principio con il quale avviene la pettinatura è quello di fissare una ciocca di fibre per le estremità e farla passare attraverso i denti di un pettine in modo da eliminare le fibre che, essendo troppo corte, non sono tenute ferme alle estremità; contemporaneamente anche le impurità frammiste alle fibre, che non riescono a passare attraverso i denti del pettine, vengono eliminate. Praticamente, una pettinatrice viene alimentata da più nastri di carda passati prima allo stiratoio e riuniti poi sotto forma di bobine. I nastri, nel numero di 12, 24 o 32, vengono affiancati e passano ciascuno sotto dei cilindri alimentatori dai quali le fibre vengono raccolte da uno speciale pettine e portate tra due pinze che si aprono e chiudono a intermittenza, lasciando cadere le fibre troppo corte. Queste vengono raccolte da un cilindro dentato e formano la pettinaccia che viene recuperata per la produzione di filati cardati o dei cappelli. Le fibre pettinate vengono guidate da altri cilindri in un imbuto condensatore nel quale i vari nastri vengono riuniti; l'imbuto, ruotando, dà una leggera torsione alle fibre per conferire una certa consistenza e coesione al nastro che viene formato e raccolto in speciali vasi.

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