pitecantropòide

agg. [da pitecantropo+-oide]. In paleoantropologia, stadio pitecantropoide, fase dell'evoluzione dell'uomo in cui si fanno rientrare tutte le forme fossili appartenenti alle Pitecantropine. Tali forme, che ebbero una larga diffusione (seppure con alcune caratteristiche somatiche diverse da zona a zona) forse già dal tardo Pliocene, si sono evolute via via in tipi sempre più simili allo Homo sapiens secondo un meccanismo biologico che ha visto affermarsi i “tipi metamorfici” più idonei all'ambiente geologico in evoluzione, che man mano comparivano all'interno del gruppo. L'alto metamorfismo protrattosi a lungo nel tempo, unito al fatto della convivenza con “razze” e “specie” simili o affini, fa ragionevolmente ritenere che uno “stadio pitecantropoide” abbia preceduto uno “stadio neandertalide” (o dell'uomo attuale) e sia seguito e in parte si sia affiancato a uno “stadio australopitecoide” durante l'evoluzione degli Ominidi. Peculiare di tutte le forme attribuite a questo stadio è la coesistenza di caratteri decisamente umani insieme con caratteri (essenzialmente somatici) che si accostano a quelli delle Australopitecine. Tra i primi: l'architettura generale del cranio e la sua capacità in rapporto alla massa corporea, la morfologia delle circonvoluzioni cerebrali, i caratteri anatomo-funzionali delle mani e dei piedi. Tra i secondi: la squama occipitale, il restringimento retrorbitario e il lieve diastema tra canino superiore e incisivo laterale.

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