Lessico

sf. [sec. XVII; dal latino placenta, propr., focaccia].

1) Organo dei Mammiferi, detti appunto Placentati, che mette in rapporto il corion embrionale con la mucosa uterina materna.

2) In botanica, porzione più o meno differenziata della parete dell'ovario su cui si inseriscono gli ovuli, uniti a essa per mezzo del funicolo.

Anatomia comparata

La placenta è una struttura formata dall'unione di tessuti uterini della madre e tessuti dell'embrione che sono modificazioni delle membrane embrionali (corion e allantoide) degli altri amnioti, e garantisce scambi tra il sangue materno e quello fetale. Tale organo consente che tra il sangue materno e quello fetale possano avvenire scambi essenzialmente costituiti dal passaggio di sostanze nutritive e di ossigeno verso il feto, e dalla raccolta dei prodotti del metabolismo e dell'anidride carbonica del feto. La placenta inoltre serve da barriera protettiva per il feto, impedendo il passaggio di proteine a struttura complessa (pur consentendo al contempo, il passaggio di taluni anticorpi); al contrario piuttosto scarsa sembra essere la capacità protettiva della placenta nei confronti della madre. La placenta è un organo tipico dei Mammiferi Placentati, ma anche in Vertebrati di classi inferiori, privi di utero, come Selaci, Teleostei, Anfibi e Rettili, in concomitanza con l'ovoviviparità, le uova fecondate che si sviluppano nel corpo materno possono contrarre con le pareti degli ovidotti dei rapporti simil-placentari. Queste placente primitive sono in genere di tipo onfaloideo, ma esistono anche rari casi di tipo allantoideo (alcuni rettili ovovivipari). Tra i Mammiferi sono sprovvisti di placente i Monotremi (ovipari) e alcuni Marsupiali. Gli altri Marsupiali hanno una placenta ridotta, primitiva, di tipo onfaloideo, con corion liscio, privo di villi (acoriati). Tutti gli altri Mammiferi (Euteri) sono vivipari, placentati, con corion villoso (coriati). In questi animali il rivestimento esterno dell'embrione o corion dà origine ai villi coriali che si impiantano sulla parete uterina; l'allantoide e/o la vescicola ombelicale unendosi al corion forniscono i vasi che si ramificano nei villi e servono ad assorbire il nutrimento dal corpo materno. La forma della placenta e l'intimità della connessione fra tessuti materni e fetali variano nei Mammiferi da specie a specie. Le placente dei Mammiferi si distinguono in onfaloidee, più primitive, quando alla loro formazione partecipano i vasi della vescicola ombelicale, e allantoidee, più evolute, quando sono vascolarizzate da vasi dell'allantoide. La disposizione dei villi è variabile: quando sono uniformemente sviluppati su tutta la superficie del corion si ha una placenta diffusa (Artiodattili, Perissodattili, Cetacei, Sirenidi); quando sono riuniti in gruppi (cotiledoni) cui corrispondono ispessimenti della mucosa uterina (caruncole), si ha una placenta multipla (Ruminanti); quando sono disposti in forma di fascia anulare si ha una placenta zonale (Carnivori); quando occupano una superficie discoidale si ha una placenta discoidale (Roditori, Insettivori, Chirotteri, Proscimmie, Primati e Uomo). Le placente possono inoltre classificarsi in base al tipo di rapporto tra vasi materni e fetali. Si ha una placenta epitelio-coriale quando i villi aderiscono alla mucosa uterina per semplice apposizione; una placenta sindesmo-coriale quando i villi perforano la mucosa e penetrano nella tonaca connettiva sottostante; una placenta endotelio-coriale quando i villi superano anche il connettivo ed entrano in contatto con l'endotelio dei vasi materni; una placenta emo-coriale quando i villi pescano direttamente in “lacune” della parete uterina ripiene di sangue. In genere le placente diffuse sono epitelio-coriali, quelle multiple sindesmo-coriali, quelle zonali endotelio-coriali, quelle discoidali emo-coriali. Queste ultime, in rapporto alla forma delle lacune contenenti sangue materno, si distinguono in labirintiche (Roditori, Insettivori, Chirotteri) e olliformi (Primati, Uomo). Queste categorie di placente sono collegate da tipi di transizione. I Mammiferi Placentati si classificano in deciduati e adeciduati se, dopo il parto, l'espulsione della placenta, o “secondazione”, comporti o meno il distacco, con emorragia, di una parte della mucosa uterina (decidua o caduca): sono deciduati i Mammiferi con placenta endotelio- o emo-coriale; adeciduati quelli con placenta epitelio- o sindesmo-coriale. La crescita dell'embrione e dell'amnios determina una saldatura dei bordi delle pieghe amniotiche: si origina in tal modo il cordone ombelicale.

Anatomia umana

La placenta umana è di tipo emo-coriale; si differenzia dall'embrione nel corso del 3º mese di gestazione e si sviluppa sino al 7º disponendosi prevalentemente nella parte alta dell'utero, sulla parete anteriore o posteriore. Al termine della gravidanza, essa si presenta come un disco del diametro di 16-18 cm spessa al centro 3-4 cm, un po' meno nelle parti periferiche; il peso, di circa 600 g, è direttamente proporzionale a quello del feto. La superficie materna (o uterina) appare sanguinante e coperta di coaguli, di colore rosso-grigiastro con piccole macchie chiare disseminate; la superficie fetale è levigata e splendente perché rivestita dall'amnios, di colore grigiastro con piccole aree chiare corrispondenti all'impianto dei villi coriali. La placenta materna appare divisa in due o più parti (bi-, tri-, multilobata o bi-, tri-, multipartita) e presenta da 15 a 20 lobi o cotiledoni, tra loro divisi da solchi. Dalla faccia fetale della placenta si diparte il cordone ombelicale nel cui spessore decorrono i vasi sanguiferi che collegano la circolazione materna a quella fetale. La placenta ha anche molteplici funzioni endocrine che consistono nell'elaborazione di ormoni di tipo gonadotropo, estrogeno e luteinico. La placenta viene espulsa alla fine del parto (secondamento) in seguito alla brusca riduzione di volume dell'utero che segue l'uscita del feto e che provoca il distacco (scollamento) della placenta dalla parete uterina. Talora però la placenta aderisce così intimamente alla parete uterina da non poter esser espulsa con il parto (placenta accreta o incarcerata) o si forma in sede anomala, davanti al feto, in prossimità dell'orificio uterino che ne può essere in parte ricoperto (placenta marginale), fino ad arrivare a occludere tale orificio, provocando complicazioni in fase di parto (placenta previa).

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