prèside

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sm. e f. [sec. XIV; dal latino praeses-ídis, da praesidēre, presiedere].

1) Chi dirige un istituto d'istruzione secondaria di primo o secondo grado. Ogni professore ordinario che, dopo un determinato numero di anni di servizio, abbia superato un concorso per titoli ed esami può ottenere la nomina di preside. Ha la funzione di sovrintendere al buon andamento della sua scuola dal punto di vista amministrativo, didattico e disciplinare; è dispensato dall'attività didattica ed è coadiuvato da un vicepreside e da un consiglio di presidenza. Preside di facoltà, professore universitario, eletto dal consiglio di facoltà, che presiede al consiglio stesso. Dura in carica tre anni, può essere rieletto ed è membro del senato accademico dell'università.

2) Presso i Romani, dal sec. II d. C., il governatore delle province, suddivise da Augusto in senatorie e imperiali. Nelle province il governatore esercitava i poteri civili, amministrativi e militari, coadiuvato da altri magistrati e funzionari a lui sottoposti. Questa somma di poteri, esistente nell'ordinamento augusteo, venne meno nell'ordinamento dioclezianeo, in base al quale fu riorganizzato l'intero territorio dello Stato romano. Alla suddivisione in province, facenti capo all'imperatore o al Senato, si sostituì una ripartizione dell'impero in quattro prefetture, a loro volta divise in diocesi, ognuna delle quali raggruppava più province. I presidi rimasero i governatori delle province, ma ebbero nella gerarchia amministrativa esclusivamente funzioni civili e come tali perdettero importanza. Quando nel territorio aveva stanza un presidio militare, il presidio era allora affiancato da un dux.

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