prevòsto

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sm. [sec. XVI; dall'ant. francese prevost, dal latino praeposítus, preposto].

1) Nell'apparato imperiale romano, funzionario posto a capo di un certo numero di subalterni.

2) Nell'antica Chiesa romana, l'addetto all'amministrazione delle basiliche cimiteriali di S. Pietro, S. Paolo, S. Lorenzo e S. Pancrazio. Nel Medioevo, monaco addetto all'amministrazione dei beni temporali del monastero; passò quindi nei capitoli canonicali per designarvi il responsabile dei beni del capitolo e dell'andamento della canonica dove si svolgeva la vita comune degli ecclesiastici. Attualmente indica una semplice dignità capitolare, conservando tuttavia una qualche traccia della sua antica funzione gerarchica solo in alcune chiese dell'Italia settentrionale (per esempio, nell'archidiocesi milanese). Il titolo di prevosto è attribuito ai parroci della metropoli e ai titolari delle pievi.

3) Nella Francia medievale, funzionario incaricato di amministrare la giustizia e di esigere i tributi nei domini reali. Questi ultimi furono suddivisi in prevosture a partire dal sec. XI. Il prevosto decadde con la successiva istituzione (sec. XII-XIII) dei balivi e dei siniscalchi: Gran prevosto di Francia (o de l'Hôtel du Roi), alto dignitario, istituito nel sec. XV, cui competeva di giudicare in prima istanza le cause civili e penali nell'ambito della corte; prevosto dei mercanti, titolo del funzionario incaricato di reggere l'amministrazione delle città di Parigi (dal sec. XIV) e di Lione (dal sec. XVI). Inizialmente scelto tra la borghesia commerciale, l'incarico fu in seguito (sec. XV) affidato a consiglieri del re; prevosto di Parigi, il rappresentante del re a Parigi con incarichi assai ampi. A partire dal sec. XVI divenne progressivamente un titolo pressoché privo di contenuto; prevosto dei marescialli, sino alla Rivoluzione francese, il capo della polizia militare (prevostura) in provincia.