procióne

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Zoologia

sm. [sec. XIX; dal greco prokýōn, sorta di cane]. Nome delle 7 specie di Carnivori Procionidi appartenenti al genere Procyon, diffuse dal Canada all'Argentina. Il procione (Procyon lotor), detto anche orsetto lavatore o raccoon, è lungo 60 cm e alto alla spalla ca. 30 cm: la folta coda può misurare 40 cm. Di corporatura robusta, con arti esili, ha un inconfondibile muso corto e appuntito, con una caratteristica mascherina nera sulle guance e attorno agli occhi. La folta pelliccia è di color grigio-giallognolo screziato di nero; la coda è anellata. È diffuso nell'America centrale e settentrionale. Alcune piccole popolazioni selvatiche si sono formate nell'Europa centrale a partire da esemplari sfuggiti da allevamenti. Il procione granchiaiolo o aguara (Procyon cancrivorus) è un po' più piccolo, con gli arti più lunghi; diffuso da Panamá all'Argentina, vive nelle foreste presso i corsi d'acqua e conduce vita solitaria.

Etologia

Animale prevalentemente notturno e molto adattabile, il procione lavatore, originario di aree boscose, vive anche in habitat molto trasformati dalle attività umane e perfino ai margini delle coltivazioni, con preferenza per le aree prossime a laghi, fiumi, acquitrini. È ormai comune anche in molte città e nei pressi delle abitazioni umane. Ha una dieta onnivora ed estremamente eclettica che, a seconda delle stagioni, può includere una prevalenza sia di animali sia di vegetali. Perfettamente a suo agio sul terreno ma altresì ottimo nuotatore e arrampicatore, dà la caccia a svariati roditori, devasta nidi di uccelli e cattura una quantità di anfibi, tartarughe, pesci, insetti, gamberi e molluschi bivalvi; in estate e in autunno è prevalentemente vegetariano (fino all'80% della dieta), consumando grandi quantità di ghiande, frutti e bacche. Inoltre, presso gli agglomerati urbani è un frequentatore delle discariche, dalle quali recupera molti scarti delle mense umane. In inverno, quando il cibo è scarso, riduce l'attività pur senza entrare in un vero e proprio letargo. I maschi, pur essendo attivi entro aree relativamente circoscritte, non sono propriamente territoriali e le loro aree di azione possono essere ampiamente sovrapposte. Quando due maschi si incontrano danno luogo a manifestazioni di intolleranza che non superano in genere la minaccia e questo è sufficiente a tenerli distanziati. Tuttavia nel periodo del calore delle femmine, che si manifesta da gennaio a marzo, le minacce cedono il posto alla lotta. Dopo 9-10 settimane di gestazione la femmina partorisce da 2 a 7 cuccioli generalmente in una tana situata dentro un tronco d'albero. L'allattamento dura oltre tre mesi e durante i primi due i cuccioli non abbandonano mai la tana; quando ne escono, tuttavia, sono già molto attivi e perfino capaci di arrampicarsi. La madre è sempre molto vigile e se l'area in cui è situata la tana è frequentata da predatori o soggetta ad altri tipi di disturbo non esita a trasferire la cucciolata in un'altra tana. Neanche i maschi, incluso il padre, sono tollerati presso la tana: questi, infatti, non esitano a divorare i piccoli indifesi e, d'altro canto, nell'ambiente del lavatore non mancano i predatori naturali. I grandi gufi (limitatamente ai cuccioli), le linci, i lupi, i puma, le aquile, ecc., rappresentano un pericolo costante contro il quale è più funzionale la prevenzione che la lotta, anche se i procioni, messi alle strette, si difendono strenuamente. I cuccioli restano in compagnia della madre per circa un anno. Giocano frequentemente, sia per terra sia sugli alberi, con inseguimenti reciproci e agguati di coppie ai singoli. Facilmente addomesticabile, in cattività il procione manifesta un comportamento esplorativo molto sviluppato e una notevole capacità di apprendimento, imparando a risolvere semplici esercizi con una prontezza superiore a quella dei cani e talvolta paragonabile a quella di certe scimmie. Mostra inoltre capacità di apprendimento per imitazione ben sviluppate, che probabilmente svolgono un ruolo importante per la formazione dei giovani durante il lungo periodo che essi trascorrono in compagnia delle madri e determinano talvolta la trasmissione da madri a figlie, e da queste ai loro discendenti, di particolari comportamenti appresi (vedi tradizione). Il procione ha un senso del tatto sviluppatissimo sui cuscinetti plantari anteriori e manipola il cibo a lungo prima di mangiarlo. Il costume di compiere questa manipolazione nell'acqua, da cui prende il nome, sembra tuttavia più tipico degli esemplari in cattività, mentre non è così frequente negli animali in natura.

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