progrèsso

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino progressus-us, da progrĕdi, progredire].

1) In senso generico, atto del progredire, avanzamento di qualsiasi genere, evoluzione: il progresso della vita umana; in progresso di tempo, con l'andar del tempo; antiq., in senso concr., modo di procedere e movimento con cui si procede. Per lo più include l'idea di un avvicinamento alla meta stabilita o anche di uno sviluppo, di un accrescimento graduale e continuo (talvolta in senso negativo): il progresso di un'opera, di un'attività; il progresso di una nuova idea; il progresso di un vizio, di una malattia.

2) Più comunemente, accostamento progressivo verso migliori condizioni, perfezionamento graduale, sviluppo verso forme più complete e soddisfacenti: progresso intellettuale, sociale, industriale; il progresso della ricerca scientifica, della tecnica; quindi anche profitto, acquisto, specialmente al pl. nella loc. far progresso, migliorare, perfezionarsi.

3) Con valore assoluto, evoluzione della società verso condizioni di vita e di civiltà sempre più avanzate e adatte a soddisfare i bisogni fondamentali dell'uomo, attraverso la diffusione della cultura, l'applicazione pratica della scienza, il miglioramento delle condizioni morali e sociali, ecc.: il progresso dei popoli; la fede illuministica nel progresso; avanzare sulla via del progresso; i nemici del progresso.

Filosofia

In senso storico-filosofico, concetto secondo cui l'umanità si sviluppa e si muove sempre verso stadi più alti, in un procedere ascendente da gradi inferiori a gradi più elevati. Il concetto però è polivalente e si presta alle più diverse interpretazioni: si parla infatti di un progresso tecnico, di un progresso economico, di un progresso scientifico o di un progresso morale e spirituale, e le più diverse concezioni filosofiche si sono avvicendate nel ravvisare volta a volta il vero progresso in uno solo di questi aspetti, o nel tentativo di riunirli in una visione storica sintetica. Nella sua forma classica, il concetto di progresso è stato elaborato soprattutto dal pensiero illuministico, dal positivismo e, con originali riformulazioni, dalla dottrina marxista della storia. Il concetto di progresso è assente dal mondo classico, perché vi dominava la credenza che gli eventi umani fossero solo la storia di una progressiva decadenza da un'originaria condizione di perfezione; oppure si pensava che la storia dell'uomo fosse un avvilente avvicendarsi di cicli, nei quali ineluttabilmente si avverava la decadenza finale. L'escatologia cristiana faceva precipitare l'umanità verso un finale di decadente abiezione, a cui corrispondeva il giudizio universale. Con il Rinascimento l'uomo invece è posto al centro della storia e il progresso segna nuove tappe nella misura in cui l'intelligenza e l'attività umane avanzano nelle conquiste del sapere e delle realizzazioni scientifiche e sociali. Erede di questi concetti, G. Bruno pone nelle scoperte di Copernico il grado più alto del progresso; mentre Bacone, il teorico della logica sperimentale e induttiva, e Cartesio, il ricercatore del principio di tutte le scienze, notano che aumentando il suo sapere l'uomo s'impadronisce di maggior potere. In tutti gli spiriti più aperti è diffuso un giustificato ottimismo sulla continuità del progresso. Nel sec. XVIII il concetto di progresso assume un respiro più universale e viene portato entro le diverse tappe della storia umana come legge costante dell'opera di affinamento e di perfezione in tutti i campi: è la tesi cara a Voltaire, che Condorcet porta alle sue estreme conseguenze, affermando che l'uomo ha davanti a sé “l'età dell'oro”; Kant individua la linea del progresso nella rinuncia alla forza per far trionfare il diritto fra i singoli e fra gli Stati; l'idealismo e il romanticismo vedono il progresso nell'identificazione di ragione e rivelazione (l'apporto umano confortato dall'aiuto divino); Darwin pone la spinta del progresso nella legge di evoluzione, che seleziona i più adatti per giungere alla perfezione; Spencer dà all'evoluzione il valore di categoria universale, che ha come fine la maggiore perfezione e felicità; Marx pensa inevitabile il progresso e lo vede nell'avvento di un nuovo umanesimo, dove “il libero sviluppo di ognuno è condizione per il libero sviluppo di tutti”. Su questo ottimismo riguardo al progresso getta un'ombra di pessimismo Bergson affermando che “la scienza e la tecnica fanno progredire solo il corpo”; dietro a lui si schierano tutti coloro che gridano alla vanità del progresso scientifico per poi rifugiarsi, nella loro vana ricerca di un progresso diverso, fra le passive e dissolventi pratiche religiose del lontano Oriente. Ma pur nelle sue alternanze il progresso è e rimane per gran parte dell'umanità l'esito più sicuro dell'azione intelligente dell'uomo.

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