Lessico

sm. [sec. XVIII; dal greco prógramma, da prográphein, scriver prima].

1) Enunciazione verbale o scritta di ciò che si deve o si vuole fare; esposizione preventiva dei contenuti, dei metodi, dei fini, dei limiti di un'opera o di un'azione: programma di lavoro, di studio; seguire il programma stabilito; il programma di una missione esplorativa, di un movimento artistico; in economia, lo stesso che piano. Per estensione, progetto di natura personale, idea sul da farsi, proposito, proposta: che programmi hai per domani?; fare programmi per le vacanze.

2) Con accezioni più particolari: A) il complesso dei principi e degli obiettivi su cui si fonda l'azione di un gruppo o di un organismo politico: il programma legislativo del governo; programma elettorale, definito in vista di una determinata consultazione per raccogliere il consenso degli elettori. § Programma massimo e minimo, quello approvato (1891) dal Partito Socialdemocratico Tedesco al Congresso di Erfurt. Sull'esempio della socialdemocrazia tedesca, un programma minimo fu presentato anche dal Partito Socialista Italiano al Congresso di Bologna del 1897. Il programma minimo elaborava alcuni postulati le cui soluzioni (“mezzi e non fini”) dovevano porsi come “facilitazioni” per il raggiungimento del programma massimo, vale a dire la socializzazione dei mezzi di produzione. Secondo la preferenza data al programma massimo o minimo i partiti aderenti alla II Internazionale distinsero le correnti interne in “minimiste” (o riformiste) e “massimaliste” (o rivoluzionarie). B) Elenco degli argomenti che un insegnante si propone di trattare in un corso didattico o che le autorità scolastiche stabiliscono debba essere svolto per ogni materia nei vari ordini di scuole entro la durata di un determinato corso di studi o ai fini di una preparazione specifica: programma quadrimestrale; il programma ministeriale d'esame. C) Riferito a spettacoli e a manifestazioni pubbliche, esposizione a carattere informativo delle opere o delle iniziative che si svolgeranno in un determinato periodo di tempo o anche delle varie parti di una singola esibizione: il programma della stagione teatrale milanese; il programma di un incontro atletico; programma di trasmissioni televisive; per estensione: essere in programma, di opera, di iniziativa già programmata o comunque decisa preventivamente; fuori programma, di qualsiasi evento imprevisto o inaspettato. In particolare, opuscolo di vario formato, contenente le notizie relative a uno spettacolo: titolo e autore dell'opera rappresentata, personaggi e interpreti, regia, scene e costumi e, per la lirica, direttore d'orchestra e maestro del coro. In uso dalla metà dell'Ottocento, i programmi sostituirono gli avvisi su foglio unico. Nelle feste e nei tornei dal tardo Cinquecento o barocchi, si ebbero avvisi pregevolmente illustrati, contenenti il “ristretto” e l'argomento della rappresentazione.

3) In informatica, sequenza coerente di istruzioni in grado di produrre, mediante elaboratore, i risultati voluti, tramite trattamento di dati specificati di volta in volta dall'utente e fornite con metodi automatici o manuali. Col crescere delle potenzialità degli elaboratori, con la loro grande diffusione e con il moltiplicarsi della varietà e ampiezza di applicazioni dei programmi, la programmazione ha assunto grandissima importanza: sono disponibili programmi integrati per testi, grafica, simulazioni (realtà virtuali), gestione di informazioni (archivi, biblioteche, enciclopedie), comunicazione interpersonale, ecc. Vedi programma (informatica).

4) In organizzazione aziendale, i programmi aziendali rappresentano la definizione operativa delle politiche fissate in sede di pianificazione, unitamente ai risultati che si intende raggiungere, e, pertanto, devono essere formulati a un approfondito livello di dettaglio.

Musica

Con musica a programma si indica quel genere di composizioni che perseguono in maniera sistematica una ricerca imitativa, cercando di rendere analogicamente, attraverso i suoni, fenomeni e situazioni legati all'esperienza empirica, sia isolati, sia organizzati in forme di sviluppo o di racconto anche molto complesse. Nell'ambito della tradizione musicale d'Occidente, i primi esempi di musica a programma si incontrano nel repertorio delle cacce del Trecento, vivide composizioni nelle quali sono icasticamente rese con acuta sensibilità realistica scene di caccia, di pesca, di mercato, ecc. La stessa ispirazione imitativa, in un contesto di più raffinata consapevolezza stilistica, ha il repertorio della chanson francese (famosi gli esempi di Janequin: Le chant des oiseaux, La chasse, L'alouette e, soprattutto, La bataille de Marignan, che ebbero centinaia di imitazioni). Di esempi di musica a programma è ricco il repertorio della musica strumentale dei sec. XVII e XVIII: celebri numerose pagine di virginalisti inglesi (The Battle e The Bells di W. Byrd), di compositori tedeschi (Lamento sopra la dolorosa perdita della R. Maestà di Ferdinando IV di Froberger; Biblische Historien di Kuhnau; Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo di J. S. Bach), di clavicembalisti francesi (in particolare di F. Couperin e di J. Ph. Rameau). Ma le pagine più celebri del repertorio barocco, e quelle nelle quali meglio si equilibrano le astratte ragioni strutturali della forma musicale con le esigenze dell'imitazione, sono i concerti detti delle Quattro stagioni di A. Vivaldi, ciascuno ispirato a un sonetto descrittivo. Se la Sinfonia pastorale di Beethoven (1808), nella quale i riferimenti al mondo della natura sono intesi dal compositore più come “espressione di sentimenti” che come “pittura”, appartiene ancora all'estetica del classicismo viennese, la Sinfonia fantastica di Berlioz (1830-31) si situa ormai nella temperie romantica dominata dall'idea dell'unità delle arti e dal concetto di sinestesia. Tipico prodotto di questa cultura è il poema sinfonico, nel quale la musica a programma tocca la sua espressione più matura e complessa, sostenuta anche da sistematiche giustificazioni teoriche che la contrappongono alla cosiddetta musica assoluta. H. Berlioz, R. Wagner, F. Liszt, R. Strauss, C. Debussy, P. Dukas, A. Honegger, O. Respighi sono riconducibili, nonostante siano esponenti di poetiche e di indirizzi stilistici fortemente divergenti e individuati, alla comune matrice della musica a programma, la cui vicenda storica appare, almeno per quanto concerne la musica d'arte, affatto conclusa a partire dal quarto decennio del sec. XX, mentre importanti riflessi sono ravvisabili nella musica di consumo, con particolare riferimento alla musica da film.

Pedagogia

Il programma ministeriale d'insegnamento o d'esame è un programma di studio, stabilito ogni anno con decreti ministeriali dal Ministero dell'Istruzione, Università e ricerca scientifica che indica gli argomenti che devono essere trattati dagli insegnanti delle singole materie e gli argomenti sui quali devono essere svolti gli esami che concludono i cicli scolastici. Nelle scuole superiori (università e istituti superiori) non esistono programmi ministeriali ma sono i singoli docenti che presentano al consiglio di facoltà, all'inizio dell'anno accademico, il programma del loro corso. Il D.P.R. 31 maggio 1974, n. 416 (Decreti Delegati), prevede la possibilità di una sperimentazione metodologico-didattica autorizzata dal collegio dei docenti che, pur non esorbitando dagli ordinamenti vigenti, coinvolga più insegnamenti o richieda l'utilizzazione straordinaria di risorse dell'amministrazione scolastica; ovvero di una sperimentazione come ricerca e realizzazione di innovazioni degli ordinamenti e delle strutture che può essere attuata, oltre che sulla base dei programmi nazionali, su proposta dei collegi dei docenti, dei consigli di circolo e di istituto, dei consigli scolastici distrettuali, del consiglio nazionale del Ministero, degli istituti regionali di ricerca e del centro europeo dell'educazione. Questa seconda forma di sperimentazione deve essere autorizzata dal ministro dell'Istruzione.

Telecomunicazioni

Programma di emissione, quello che viene studiato per il massimo sfruttamento nel tempo della frequenza di lavoro assegnata. Secondo le caratteristiche relative si possono avere: programmi dal vivo o diretti, detti anche in tempo reale, quando le emissioni telegrafiche, telefoniche o televisive sono realizzate al momento dell'emissione stessa; programmi registrati, se questi sono invece registrati a parte e poi trasmessi in un tempo successivo; programmi di diffusione o pubblici, se le informazioni emesse sono destinate per uso civile indifferentemente a tutti i cittadini; programmi privati, quando essi vengono emessi in base alle esigenze di un ristretto numero di utenti, per lo più per impieghi di tipo commerciale.

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