prolasso

sm. [sec. XIX; dal latino tardo prolapsus-us, da prolābi, scivolare in avanti]. Fuoruscita di un organo o di una sua parte dalla cavità in cui è contenuto, attraverso un'apertura naturale per eccessiva lunghezza dei suoi legamenti o lassità. I casi più frequenti di prolasso riguardano il retto, l'utero e la vagina. Il prolasso rettale, detto anche anale, consiste nella fuoruscita di un segmento più o meno lungo del retto attraverso lo sfintere anale; il prolasso dell'utero avviene con la discesa in vagina di questo organo, che spesso trascina con sé la vescica e/o la vagina. Lo stiramento della vescica verso il basso determina l'apertura permanente dello sfintere vescicale e, di conseguenza, incontinenza urinaria, reperto di frequente riscontro in donne pluripare di mezza età. La terapia è esclusivamente chirurgica. Prolasso mitralico, alterazione, nel cuore, della valvola mitralica che ne impedisce la perfetta chiusura durante la fase di contrazione dei ventricoli (sistole) provocando un reflusso di sangue nell'atrio sinistro. Ne risulta un quadro di insufficienza valvolare che, se di lieve entità, ha scarse conseguenze emodinamiche sul cuore tanto da essere molto spesso asintomatico; richiede in questo caso solo controlli periodici senza alcuna terapia. Se invece la malattia evolve severamente, può incidere significativamente sulla validità contrattile del ventricolo sinistro e va trattata con farmaci e con un intervento chirurgico correttivo. La diagnosi si effettua con l'ecocardiogramma che mostra chiaramente l'anomalia della valvola, mentre l'elettrocardiogramma è spesso normale.

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