psicocrìtica

sf. [psico-+critica]. Metodo di critica letteraria che, rifacendosi alla psicanalisi, si propone di mettere in evidenza, nella struttura del testo, le associazioni involontarie di idee e le espressioni di processi inconsci. Tale metodo ha i suoi maggiori esponenti in Charles Mauron e in Jean-Paul Weber. Secondo Mauron occorre sovrapporre i testi di uno scrittore, in modo da isolare alcune ricorrenti immagini ossessive (la “dormente” di Valéry o la “danzatrice” di Mallarmé). Meno rigido è il contesto freudiano in Weber, che identifica il tema letterario con una situazione o un avvenimento infantile; tale tema si presenta come un oggetto (l'orologio di Poe) o come una leggenda che illustra una stampa (la “torre dei topi” di Hugo) o come, più esplicitamente, una reminiscenza dell'infanzia (l'uccello caduto e ucciso di Mallarmé).

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