psicofisiologìa

sf. [sec. XIX; psico-+fisiologia]. Disciplina che si occupa dello studio dei rapporti che intercorrono tra processi fisiologici e comportamento. Lo studio di tali rapporti non è concepito nel senso di una riduzione dei concetti comportamentali a quelli derivanti dalle funzioni di organi o tessuti, quanto piuttosto da un'integrazione degli apporti provenienti dalla fisiologia (particolarmente, ma non esclusivamente, la neurofisiologia) e dalla psicologia. Già alla nascita della psicologia come scienza, all'incirca nella seconda metà del sec. XIX, il problema dei rapporti tra comportamento e il suo substrato biologico si era posto ai primi ricercatori, quali H. von Helmholtz e W. Wundt, fondatore quest'ultimo del primo laboratorio di psicologia e autore di un monumentale trattato di psicologia fisiologica. È stato però soprattutto negli anni Trenta, a opera di alcuni ricercatori americani quali K. S. Lashley, che l'esigenza di affrontare in modo corretto il rapporto tra comportamento e processi fisiologici si è andata affermando. I progressi della neurofisiologia da un lato, della psicologia sperimentale dall'altro, hanno infine consentito dopo la seconda guerra mondiale di compiere dei notevoli progressi. In particolare, notevoli acquisizioni si sono potute ottenere sui processi di vigilanza, sui meccanismi sensoriali, sulle localizzazioni cerebrali, ecc. Tra i massimi esponenti di questo indirizzo si ricordano il russo A. R. Luria, l'inglese P. M. Milner, l'americano R. W. Sperry.

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