pueblos

nome collettivo dato alle genti indigene dell'estremo SW degli Stati Uniti, parlanti una serie di lingue diverse ma appartenenti a una medesima famiglia; è derivato dal termine pueblo con il quale gli spagnoli designavano i loro insediamenti; si ritiene siano i discendenti delle popolazioni protostoriche note con il nome Navaho di Anasazi (“la vecchia gente”). Un tempo erano distinti in pueblos occidentali e pueblos orientali e contavano numerose tribù di agricoltori sedentari; le sole tribù numericamente significative, e che hanno conservato molte delle antiche tradizioni, sono quelle degli hopi, dell'ovest, in Arizona, e quelle degli zuni, dell'est, nel New Mexico. I pueblos hanno domesticato mais, zucca, fagioli e altri vegetali locali, inoltre coltivavano tabacco e cotone, largamente usato quest'ultimo per confezionare abiti, tappeti, stuoie, ecc. tessuti con il classico telaio “a spalla”. La loro produzione agricola era a carattere intensivo, ma mentre i campi dei pueblos occidentali dipendevano dalle piogge estive, i pueblos orientali avevano elaborato un fitto sistema di canalizzazioni (oggi praticamente in disuso) che irrigavano i loro appezzamenti; in entrambi i gruppi, gli uomini si dedicavano alla caccia e le donne alla raccolta. Diversi erano i rapporti sociali: le tribù dell'ovest erano organizzate in grandi famiglie matrilineari e matrilocali, quelle dell'est in grandi famiglie patrilineari con le varie tribù divise in due fratrie. Comune era invece l'organizzazione socio-politica: reggeva la tribù un consiglio di trenta membri rappresentanti di altrettante società religiose: fra i pueblos, infatti, la religione costituiva l'elemento unificante e socializzante che si eprimeva attraverso un complesso di cerimonie, riti, canti, danze che si succedevano durante tutto l'anno (tipiche la “danza della pioggia” fra i pueblos occidentali e quella “dei serpenti”, fra i pueblos orientali). Abili tessitori, i pueblos erano noti per gli originali canestri intrecciati fatti con fibre di Yucca colorata; essi producevano, inoltre, pregiati ornamenti in leghe di oro e argento, statuine sacrali (dette kacina) in legno o fibre intrecciate, e una ricca ceramica policroma. Anche gli zuni e gli hopi hanno in parte abbandonato gli antichi costumi, e lo stesso artigianato è completamente decaduto a favore di prodotti in serie per turisti; gli insediamenti ancestrali sono stati abbandonati, sebbene i moderni villaggi rispecchino nella loro struttura quelli antichi. Al processo di acculturazione ai costumi dei bianchi, attraverso la religione cristiana, le scuole e la diffusione di beni di consumo di poco pregio, si è tuttavia opposto un movimento volto a risvegliare l'orgoglio etnico dei giovani attraverso l'insegnamento nelle scuole delle antiche tradizioni, della lingua originaria e del modo di produre degli antenati.

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