rìcino

sm. [sec. XVI; dal latino ricínus, propr., zecca (zoologia) e per estensione nome della pianta]. Nome comune della pianta Ricinus communis della famiglia delle Euforbiacee, alta anche alcuni metri, annua in Europa, perenne nelle regioni tropicali. Il ricino ha foglie grandi, palmate, lungamente picciolate, infiorescenza a pannocchia con fiori monoici insignificanti, frutto a capsula irto di punte, con tre semi ovoidali, di colore vario, marmorizzati, ad albume oleoso. Originario di Asia e Africa, già noto agli antichi Egizi, è coltivato per ornamento e specialmente per estrarne l'olio che viene usato come purgante ma soprattutto come lubrificante e nell'industria del cuoio e dei saponi. I semi contengono un alcaloide velenoso, la ricina, che però non passa nell'olio. § L'olio di ricino è un purgante catartico ad azione pronta ed energica ma di sapore assai sgradevole, che può essere corretto ricorrendo a emulsioni o ad artifici vari. Il trigliceride ricinoleina, che costituisce il principio attivo dell'olio, libera nell'intestino tenue acido ricinoleico, dotato di intensa azione irritante sulla mucosa intestinale. Con l'irritazione della mucosa aumenta per via riflessa la secrezione di muco, si ha vasodilatazione e viene stimolata la peristalsi. L'olio di ricino va usato con prudenza durante la gravidanza e nel periodo mestruale.

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