Descrizione generale

sf. [sec. XX; radio4+ diffusione]. Trasmissione, mediante radioonde, di programmi radiofonici che possono essere captati da comuni radioricevitori. Per estensione si comprende nelle radiodiffusioni anche la trasmissione di programmi televisivi (telediffusione). Detti programmi, con caratteristiche prettamente civili, hanno grande importanza nell'ambito nazionale ai fini dell'informazione e dell'orientamento culturale; per tale motivo vengono diversificati nei contenuti e, spesso, realizzati in modo da tenere conto delle tradizioni e delle caratteristiche delle varie regioni di ogni ambito nazionale (programmi regionali).

Stazioni di radiodiffusione

L'antenna trasmittente di una stazione di radiodiffusione viene realizzata in modo da irradiare nel modo più opportuno e la potenza irradiata è dimensionata in modo da permettere una buona intensità dei segnali radioelettrici nelle zone da servire. Secondo la configurazione geografica del territorio, la stazione di radiodiffusione può venire diversamente collocata: nelle zone piane e relativamente sgombre di ostacoli naturali essa viene disposta verso il centro dell'area da servire e viene dotata di un'antenna omnidirezionale a diagramma di radiazione circolare; nelle regioni montuose invece la stazione viene situata nel punto più conveniente anche ai fini di un facile accesso e viene dotata di una sola antenna direzionale, cosiddetta a grafico di radiazione prestabilito, in modo da concentrare l'emissione là dove più alta è la densità di popolazione. Se nelle regioni da servire la configurazione montagnosa locale ostacola in pratica la diffusione delle radioonde, il territorio viene dotato di più stazioni operanti generalmente con potenza ridotta su frequenze tra loro diverse in modo da evitare interferenze e servire ugualmente bene tutte le parti del territorio. Al limite dette stazioni vengono dislocate nel punto più opportuno anche se impervio e dotate di un sistema di funzionamento semplificato e automatizzato (ripetitori radio e TV) in modo da ricevere il segnale radio da una stazione principale e reirradiarlo, generalmente in basso verso la zona da servire, con adatte antenne direzionali. Le stazioni di radiodiffusione con antenne omnidirezionali operano generalmente su onde medie e lunghe e a partire dalle ore serali, in base alla propagazione ionosferica, vengono ricevute anche a grande distanza fuori dei confini nazionali; ogni nazione provvede comunque, solitamente con stazioni di radiodiffusione su onda corta, a diffondere i propri programmi anche all'estero. Le stazioni locali e i ripetitori per radio e televisione operano invece sulle onde metriche, in modo da utilizzare potenze modeste e antenne di ridotte dimensioni per coperture di radiodiffusione a volte dirette soltanto a piccole comunità di poche migliaia di persone. § Negli ultimi anni del sec. XX vi è stato anche un notevole sviluppo delle tecnologie per favorire la radiodiffusione. L'RDS (Radio Data System), per esempio, è una tecnologia rivolta soprattutto a consentire la sintonizzazione automatica della radio (in particolare dell'autoradio), senza l'intervento del guidatore, su notizie e bollettini sulla percorribilità delle strade, meteorologici e in teoria su qualsiasi altro tipo di informazione. L'RDS permette l'identificazione dei diversi tipi di programmi attraverso un codice non udibile; le autoradio dotate di questo dispositivo riconoscono per esempio l'emissione di un bollettino sul traffico e interrompono l'ascolto del nastro o del CD per far ascoltare queste informazioni, oppure alzano automaticamente il volume se questo è molto basso o è stato messo a zero. Il DAB (Digital Audio Broadcasting), invece, è nato come una semplice evoluzione delle trasmissioni radiofoniche analogiche verso la tecnologia digitale, caratterizzata da una estrema purezza del suono (di qualità paragonabile a quella di un compact disc). Inoltre il DAB permette la trasmissione flessibile di servizi (audio, testo, immagini e dati insieme), per le più disparate applicazioni multimediali, sia in casa sia in viaggio (giornale elettronico, orari ferroviari e di volo aggiornati, fino alla trasmissione di immagini e video).

Sviluppo della radiodiffusione

La radiodiffusione, specie nella seconda metà del sec. XX, ha subito un notevole impulso. Le frequenze di lavoro di ogni canale di radiodiffusione sono assegnate in base a un piano di normalizzazione delle bande delle radioonde che viene periodicamente riesaminato in occasione di conferenze internazionali cui partecipano esperti di radiocomunicazione dei vari Paesi. I canali disponibili permettono il lavoro di un grandissimo numero di stazioni, sia perché lo stesso canale di radiodiffusione viene assegnato a stazioni che tra loro non possono interferire, sia perché le stesse bande di frequenza vengono utilizzate nelle tre diverse “regioni” in cui, per convenzione internazionale, è stata suddivisa la superficie terrestre tenendo conto che l'attenuazione delle onde lunghe e medie impedisce di fatto ogni ricezione oltre una certa distanza. Fin dal 1925 opera in campo internazionale un'organizzazione, l'UER, che coordina i programmi di radiodiffusione in eurovisione dei Paesi europei e anche di un certo numero di Paesi extraeuropei. Nel suo ambito operano due commissioni che si occupano dei programmi e dei problemi giuridici nella sede amministrativa di Ginevra, mentre una terza commissione, con un centro tecnico dislocato nei pressi di Bruxelles, provvede al controllo delle caratteristiche tecniche delle stazioni di radiodiffusione, come frequenza di lavoro e sua stabilità, modulazione, banda di lavoro, eventuali interferenze, ecc. L'UER ha permesso di risolvere delicati problemi relativi alla normalizzazione dei mezzi tecnici impiegati (particolarmente importanti per lo scambio dei programmi) e a questioni di diritto internazionale causate dallo sviluppo delle radiodiffusioni. La radiodiffusione sulle bande delle onde lunghe, medie, corte ed ultracorte è sensibilmente condizionata dalla ionosfera, dagli ostacoli naturali (rilievi montuosi) ed artificiali (edifici cittadini); per di più il moltiplicarsi delle stazioni radio e televisive (anche a seguito della liberalizzazione del loro esercizio), nonché dei ricetrasmettitori in radiomobile, ha di fatto portato alla saturazione dello spettro di frequenze a disposizione. Per migliorare il servizio di radiodiffusione e aumentare il numero di canali, si è ricorso all'impiego di ripetitori spaziali geostazionari (vedi radiocomunicazione). Il loro costo di gestione, manutenzione e rinnovo periodico è altissimo, ma ben compensato dai vantaggi pratici che comporta il loro servizio. Essi infatti consentono: la copertura di aree molto vaste, anche un intero ambito nazionale e zone confinanti, con un solo ripetitore e con vari programmi contemporanei di radiodiffusione che è possibile così ricevere con un segnale uniforme (non influenzato dagli ostacoli naturali o artificiali), stabile ed esente da disturbi; una sensibile riduzione dei costi, dato che la banda di lavoro ritrasmessa da ogni ripetitore spaziale è tanto ampia (da 600 a 900 MHz) da consentire, oltre alla ripetizione verso Terra di vari programmi di radiodiffusione contemporanei, anche lo smistamento di un notevole traffico di telecomunicazioni che contribuisce così alla copertura di buona parte delle spese; lo scambio di programmi anche in campo intercontinentale. Coi ripetitori spaziali è stato possibile utilizzare le microonde con frequenze che consentono bande di lavoro molto ampie (da 20 a 30 volte quelle delle onde corte).

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