raffinerìa

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sf. [sec. XVIII; da raffinare]. Il complesso degli impianti industriali in cui viene lavorato petrolio greggio trasportato dai pozzi petroliferi via mare o per oleodotto, a meno che la posizione geografica non consenta la dislocazione della stessa raffineria in prossimità dei pozzi. Oltre a uffici e laboratori per il controllo del petrolio greggio e della produzione, ogni raffineria dispone di unità operative sia per la distillazione in atmosfera del greggio sia per le successive trasformazioni (raffinazione), oleodotti interni, sistemi di trasporto, serbatoi di deposito, ecc. che caratterizzano il “paesaggio” di una raffineria. In effetti ogni singola raffineria ha una propria linea di raffinazione che dipende dal tipo di greggio lavorato e soprattutto dal mercato che serve; difficilmente quindi due raffinerie hanno identici processi di raffinazione. Dato che la raffinazione del greggio è ormai condotta in modo completamente automatico fino alle successive eventuali miscelazioni di prodotti (il controllo viene effettuato mediante calcolatori elettronici), una raffineria richiede un numero di addetti che è tra i più bassi, a parità di fatturato, tra tutte le industrie, e di conseguenza i costi di produzione sono per la maggior parte legati al costo del greggio. Inoltre la progettazione di una raffineria è, di fatto, standardizzata, dato che i processi sono definiti e la ricerca in tale campo ha raggiunto limiti difficilmente valicabili; particolare impegno si pone nello studio del recupero di calore, che rappresenta la maggior parte dei costi di trasformazione, e nel costruire raffinerie integrate che utilizzino i prodotti altrimenti eccedenti, per esempio come nel caso del reforming mediante il quale si produce anche idrogeno. La dimensione della raffineria, ossia la capacità produttiva, tende a crescere per diminuire l'incidenza dei costi d'investimento. Particolare importanza hanno i problemi attinenti la sicurezza, che sono considerati fondamentali nella progettazione data la facilità d'incendi e di esplosioni. Principali precauzioni sono: le distanze tra serbatoi (per impedire che l'incendio si propaghi); il contenimento di fuoruscite di liquidi; il controllo dell'elettricità statica durante il trasferimento dei prodotti, in particolare durante la fase di carico o scarico. La grande estensione di una raffineria, inoltre, necessita di un particolare studio dei trasporti interni tenendo presente che ogni raffineria deve avere una capacità di stoccaggio pari a ca. 2 mesi di produzione, sia per premunirsi da possibili guasti dell'oleodotto, sia per la possibilità di guasto di un'unità di raffinazione, sia per fronteggiare eventuali variazioni di mercato. Le raffinerie sono anche fonti notevoli d'inquinamento atmosferico e idrico, il primo dovuto sia alla grande quantità di oli densi bruciati nei forni e ricchi in zolfo, sia a composti solforosi estratti nelle operazioni di desolforazione, il secondo a prodotti petroliferi scaricati con le acque, utilizzate essenzialmente per raffreddamento. Anche per un miglioramento delle leggi attinenti l'ecologia, le raffinerie tengono conto di questo aspetto cercando di recuperare i composti solforosi sotto forma solida (zolfo) o liquida (anidride solforosa o acido solforico), che oltre tutto hanno un vasto mercato e sono quindi remunerativi. Ciò rappresenta tuttavia un ulteriore aumento di ca. il 10% dei costi di investimento.

Bibliografia

G. E. Kovacs, Storia delle raffinerie di petrolio in Italia, Roma, 1964; W. F. Blaud, R. L. Davidson, Petroleum Processing Handbook, New York, 1967; P. Wuithier, Le pétrole: raffinage et génie chimique, Parigi, 1972-73; C. Giavarini, Raffinazione del petrolio, Milano, 1991.

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