sèdano

sm. [sec. XVI; da un termine mediterraneo corrispondente al greco sélinon]. Nome comune usato per indicare la pianta Apium graveolens della famiglia Ombrellifere (Apiacee) che cresce spontanea nei luoghi erbosi palustri. È un'erba bienne che nel secondo anno di età sviluppa un fusto cavo, alto fino a ca. 60 cm, con foglie pennatosette, di tipico odore e sapore aromatico, e fiori bianco-verdastri. In orticoltura se ne coltivano diversi tipi, e in particolare il sedano propriamente detto (o sedano da taglio), di cui si utilizzano le foglie come condimento; il sedano da costa, con picciolifogliari notevolmente sviluppati, che costituiscono la parte edule; e il sedano rapa, del quale la parte che si mangia, cotta (nelle zuppe, nei minestroni, negli spezzatini) o cruda (nelle insalate miste, in pinzimonio, con la bagna cauda), è la radice tuberizzata, eccezionalmente sviluppata nella regione del colletto. Il sedano viene seminato in letto caldo e trapiantato in pieno campo; è una pianta molto esigente nei confronti della disponibilità idrica, rifugge dal freddo e prospera in terreni ricchi.

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