sanguigno

Indice

Lessico

agg. [sec. XIV; dal latino sanguinĕus].

1) Proprio del sangue, relativo al sangue: gruppi sanguigni; circolazione sanguigna; vaso sanguigno.

2) Ricco di sangue, che ha molto sangue: un uomo sanguigno; fig., di colore rosso simile a quello del sangue: “Parea sanguigna in ciel farsi la luna” (Poliziano); lett., bagnato di sangue, sanguinoso: “Sopra il sanguigno corpo s'abbandona” (Ariosto). Anche come sm., per indicare la persona ricca di sangue o il colore rosso-sangue.

3) In psicologia, tipo temperamentale dell'antica classificazione di Ippocrate, ripresa poi anche in epoca più recente dalla psicologia (da W. Wundt a I. P. Pavlov, a H. J. Eysenck) sia pure su diverse basi. Il tipo sanguigno, secondo Ippocrate, è caratterizzato sul piano costituzionale da una prevalenza del sangue sugli altri umori corporei, e sul piano temperamentale da ottimismo, socievolezza, generosità.

Medicina

Il sangue dei diversi individui può essere suddiviso in gruppi (gruppi sanguigni) in base alla presenza o meno sulla superficie dei globuli rossi di particolari complessi molecolari con caratteristiche di antigeni. I sistemi antigenici più importanti, secondo cui si può giungere alla suddivisione in gruppi, sono il sistema AB0 e il sistema Rh. La denominazione AB0 deriva dal nome degli antigeni che con la loro presenza (gruppi A, B, AB) o con la loro assenza (gruppo 0) determinano quattro diversi gruppi. Il sistema Rh prende invece in considerazione il fattore Rh: nell'85% ca. degli individui è presente l'antigene Rh, per cui questi soggetti vengono definiti Rh+, mentre quelli in cui tale antigene è assente sono Rh-. Per quanto riguarda il sistema AB0, nel sangue sono presenti sia gli antigeni eritrocitari sia gli anticorpi plasmatici, pertanto negli individui di gruppo A il plasma contiene l'anticorpo (agglutinina) anti-B e i globuli rossi l'antigene (agglutinogeno) A; negli individui di gruppo B il plasma contiene l'agglutinina anti-A e i globuli rossi l'agglutinogeno B; negli individui di gruppo AB il plasma non contiene alcuna agglutinina e i globuli rossi contengono ambedue gli agglutinogeni A e B; infine negli individui di gruppo 0 il plasma contiene ambedue le agglutinine anti-A e anti-B, mentre i globuli rossi non contengono alcun agglutinogeno. I gruppi sanguigni prendono dunque il nome dagli agglutinogeni presenti nei globuli rossi; nel sangue di ciascun individuo non sono mai presenti l'antigene (agglutinogeno) e l'anticorpo (agglutinina) corrispondenti, mentre è sempre presente l'agglutinina dell'agglutinogeno mancante (legge di Landsteiner). Nel sistema Rh, gli anticorpi anti-Rh non sono di norma presenti nel sangue, ma si formano solo negli individui Rh-, dopo che questi sono stati in qualche modo sensibilizzati. Tale sensibilizzazione può avvenire in una madre Rh- quando concepisce un figlio Rh+, oppure in un qualsiasi individuo Rh- quando riceve per trasfusione sangue di tipo Rh+. Una prima trasfusione ha effetto sensibilizzante ed è, quindi, senza conseguenze; tuttavia, in seguito a una seconda trasfusione si può avere l'agglutinazione massiva del sangue trasfuso. I caratteri che definiscono l'appartenenza di un individuo a un gruppo sanguigno si trasmettono secondo le leggi dell'ereditarietà. Nell'ambito del sistema AB0 l'appartenenza a un determinato gruppo è definita da geni aventi carattere di dominanza. Così, per esempio, se uno dei genitori è di gruppo A e l'altro di gruppo 0, il figlio potrà essere di gruppo 0 o di gruppo A; oppure ancora, se uno dei genitori è di gruppo AB e l'altro di gruppo A, il figlio potrà essere di gruppo A, AB o B, e così via. Il sistema Rh è alquanto più complesso, in quanto lo definiscono almeno 6 diversi antigeni, indicati con le lettere C, D, E, c, d, e; i geni determinanti l'antigene indicato con lettera maiuscola sono dominanti su quelli che determinano l'antigene rispettivo indicato con la lettera minuscola. Il gene più importante è senz'altro il D, in base alla cui presenza, nella pratica, gli individui vengono distinti in Rh+ e Rh-. Oltre ai due sistemi AB0 e Rh, ne esistono altri, come per esempio quello MN, per cui si possono avere tre gruppi (M, N, MN), e altri ancora, in base alle proprietà P, H, X, Q. Questi gruppi non hanno, tuttavia, grande importanza pratica. Da quanto detto, risulta chiaro che prima di effettuare una trasfusione di sangue è necessario accertare la compatibilità tra il sangue del ricevente e quello del donatore. Gli incidenti trasfusionali sono infatti dovuti all'incompatibilità di gruppo. La trasfusione di sangue tra soggetti che appartengono allo stesso gruppo è sicuramente priva di inconvenienti; invece, in caso di incompatibilità, i globuli rossi del donatore vengono agglutinati dalle agglutinine anticorpali presenti nel sangue del ricevente: si formano ammassi coerenti che determinano l'ostruzione dei vasi sanguigni (embolia) e alterazioni circolatorie in organi vitali, fino al collasso e alla morte. Inoltre, in caso di agglutinazione, i globuli rossi vengono distrutti massivamente; la grande quantità di emoglobina che da essi si libera tende a precipitare sotto forma di cristalli nei tubuli renali, provocando insufficienza renale, anuria e quindi la morte. Un soggetto appartenente al gruppo 0, sprovvisto cioè di agglutinogeni, può donare il proprio sangue a soggetti che appartengono a qualsiasi gruppo (donatore universale), ma non potrà ricevere sangue da gruppi diversi dal proprio. Invece un soggetto appartenente al gruppo AB (sprovvisto di agglutinine) potrà ricevere il sangue di qualsiasi gruppo (recettore universale), ma non potrà dare sangue a gruppi diversi dal proprio. Un soggetto di gruppo B o di gruppo A potrà dare il sangue, oltre che a soggetti del proprio gruppo, anche al gruppo AB e riceverlo anche dal gruppo 0, oltre che dal proprio. Grande attenzione deve essere posta nella pratica trasfusionale anche al gruppo Rh. Si è già detto che un individuo Rh-, trasfuso con sangue Rh+, viene sensibilizzato e quindi produce anticorpi anti-Rh che possono provocare agglutinazione degli eritrociti in seguito a una seconda trasfusione con sangue Rh+. Nella donna Rh- già la prima trasfusione sensibilizzante è pericolosa, allorché, in caso di gravidanza, il feto concepito sia Rh+: in tal caso infatti il feto va incontro a una gravissima complicazione emolitica, l'eritroblastosi fetale. Attualmente è possibile prevenire tale rischio procedendo a una preventiva cura desensibilizzante. Va infine rilevato che l'importanza dei gruppi sanguigni, oltre che nella pratica trasfusionale, è notevole anche in campo medico-legale, perché rappresenta un utile elemento di identificazione personale e consente di accertare la non paternità.

Antropologia

Dal punto di vista antropologico i gruppi sanguigni hanno aperto una nuova possibilità di classificazione tassonomica tra i gruppi umani. Contrariamente ai caratteri somatici, infatti, la cui manifestazione dipende dall'azione cumulativa di più geni, quindi per loro natura non individuabili, la maggior parte dei gruppi sanguigni è soggetta all'azione di uno o pochi geni che quindi divengono identificabili attraverso la loro semplice espressione fenotipica. Ciò ha permesso di introdurre, nella tassonomia “razziale”, un tipo di classificazione basato sulla frequenza dei geni che presiedono alla manifestazione dei gruppi sanguigni, criterio, questo, sotto molti aspetti più rigoroso di quello che si fonda sulla manifestazione dei caratteri morfologici. Un esempio di classificazione sierologica basato sulle frequenze fenotipiche e geniche del sistema AB0 è quella di Ottemberg (1925) ampliata poi da Snyder. Da questa classificazione e dalle mappe di distribuzione geografica dei fattori A, B, 0, appare chiaro che la distribuzione dei fattori responsabili dei gruppi sanguigni segue un criterio geografico, in quanto diverse sono le loro percentuali in popolazioni dislocate in continenti diversi. Questo criterio riveste tuttavia un carattere molto generale; è infatti ampiamente dimostrabile la variabilità di frequenze in gruppi umani di uno stesso continente, mentre non pochi sono i casi di popolazioni molto diverse tra loro per aspetto e costituzione somatica, oltre che per dislocazione geografica, in cui le frequenze responsabili del sistema AB0 appaiono molto simili se non addirittura uguali. Questa considerazione assume tuttavia un valore relativo quando si analizzi più da vicino il rapporto tra le frequenze geniche e i fattori geografico-ambientali in termini di effetto derivanti da “deriva genica” e da ostacoli a effetto isolante di gruppi umani anche finitimi. Le medie delle frequenze riportate esprimono, infatti, una condizione di generalizzata differenziazione, relativa ai fattori del sistema AB0, di popolazioni che a causa dell'ostacolo rappresentato dagli oceani sono rimaste per lungo tempo isolate sul proprio continente senza possibilità di ricevere nuovi apporti genici da altre aree geografiche. Ciò non ha impedito tuttavia che su uno stesso continente ostacoli geografici vari (catene montuose, fasce forestali o desertiche, ecc.) abbiano contribuito a creare piccole e grandi sacche geograficamente isolate tra loro, in cui i fattori in questione, appunto perché a base ereditaria semplice, sono stati sottoposti con intensità diverse agli effetti della “deriva genica”, permettendo in questo modo una diversificazione sia quantitativa sia qualitativa dei gruppi interessati rispetto alla media più generale dell'intera popolazione. Appunto per questi motivi oggi si pensa che una “tassonomia razziale” fondata solo su considerazioni sierologiche sia troppo parziale e quindi inadatta a mettere in luce, e tantomeno descrivere adeguatamente, la grande variabilità dei tipi umani esistenti, se non nelle sue linee più generali. Ciò vale in parte anche per quelle classificazioni che, come quella riportata, oltre a considerare la distribuzione dei geni responsabili del sistema AB0, considerano anche altri sistemi, quali l'Rh o l'MN, o altri fattori più rari e relativamente meno conosciuti come i fattori Diego, Lewis, Duffy, ecc. La tassonomia basata sulla distribuzione dei gruppi sanguigni si affianca, tuttavia, a buon diritto, a quella somatologica di cui costituisce, nonostante le numerose e patenti discordanze, un necessario complemento ampliandone i parametri attraverso i quali è possibile la descrizione e la definizione delle diverse popolazioni umane. La distribuzione dei gruppi sanguigni nella popolazione varia a seconda delle diverse zone del mondo. Nei nativi sudamericani si riscontra il 100% di sangue con il gruppo 0. Per quanto riguarda l'Europa e l'America del Nord dominano rispettivamente i gruppi A e 0, mentre nell'Asia centrale è molto abbondante il gruppo B. In Italia si trova il 40% di persone con il gruppo 0, il 36% con il gruppo A, il 17% con il gruppo B e il 7% con il gruppo AB. In Europa è facile trovare individui con Rh positivo, tale tendenza si è poi nel corso dei secoli diffusa in altri continenti come America e Africa.

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