sassìfraga

sf. [sec. XIV; dal latino saxífraga, propr., (pianta) che rompe i sassi, perché si riteneva che spezzasse i calcoli renali]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Saxifraga della famiglia delle Sassifragacee con ca. 325 specie dell'emisfero settentrionale, in gran parte delle regioni montane. Sono erbacee per lo più perenni, sempreverdi o semisempreverdi, che si moltiplicano per seme in autunno o per trapianto di germogli radicati in inverno. Hanno foglie di varia grandezza, sparse o in rosetta, e fiori regolari, bianchi, gialli o rosso-porpora, in infiorescenze a cima o a pannocchia più o meno fitte; il frutto è una bacca. Le sassifraghe posseggono notevoli capacità di adattamento e crescono in ambienti climatici anche molto differenti: alcune, come la Saxifraga aspera, la Saxifraga florulenta e la Saxifraga exarata, sono proprie dei luoghi silicei; altre, come la Saxifraga caesia e la Saxifraga aizoon, prediligono i terreni calcarei, formando densi cuscinetti a fiori bianchi nei pascoli alpini. In prossimità dei ruscelli vivono la Saxifraga aizoides, dai fiori giallo-aranciati, e la Saxifraga stellaris, a fiori bianchi; nei terreni granitici è frequente la Saxifraga cotyledon, una delle specie più spettacolari, con ampia rosetta di foglie basali ligulate, seghettate, e ricca pannocchia di fiori bianchi. La Saxifraga sarmentosa, tipica del Giappone e della Cina, presenta numerosi stoloni di notevole lunghezza, su cui si dispongono rosette di foglie. Molte sassifraghe vengono spesso coltivate a scopo ornamentale, soprattutto nei giardini rocciosi, per i fiori e il bellissimo fogliame.

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