scàlo

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sm. [sec. XVII; forse da scala].

1) Luogo di approdo che consente alle navi di imbarcare o sbarcare merci o passeggeri: fare scalo, fare tappa durante la navigazione in un porto, a scopo di rifornimento, per ragioni commerciali ecc.

2) Nelle ferrovie, scalo merci, luogo di raccolta delle merci da cui devono essere smistate verso le singole destinazioni; per questo motivo gli scali devono essere dimensionati secondo il tipo di traffico previsto da caso a caso.

3) Nella costruzione navale, scalo di costruzione, ciascuna di quelle opere, generalmente in pietra da taglio, o calcestruzzo, o legno, poste sulla riva dello specchio d'acqua di un cantiere navale. Consta di un piano di appoggio, con pianta quadrangolare, opportunamente inclinato (in media da 6 a 8 gradi per le barche e le piccole navi e da 3 a 4 gradi per le grandi unità) su cui vengono disposti blocchi parallelepipedi convenientemente distanziati, smontabili, detti taccate, sopra cui viene fatto poggiare lo scafo della nave in costruzione; alle estremità e verso i lati, l'azione di sostegno è assolta anche da puntelli. Gli scali di costruzione fanno parte integrante dell'attrezzatura del cantiere navale e sono serviti da gru e da impianti ausiliari di potenza adeguata. Un'evoluzione degli scali di costruzione si è avuta con gli scali-bacino o bacini-scalo; gli scalid'alaggio sono invece impiegati per operazioni di manutenzione e riparazione dei natanti.

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