Lessico

sm. inv. [sec. XX; dal norvegese ski, dall'ant. islandese skīth, pezzo di legno]. Attrezzo, che, assicurato al piede, consente di muoversi scivolando sulla neve (sci per neve) o sull'acqua (sci per acqua). Per estensione, l'attività agonistica praticata con questi attrezzi: sci alpino; sci nautico.

Tecnica

Lo sci è un attrezzo assai antico ideato, si ritiene, dalle genti preistoriche della Siberia; la forma allungata risale agli inizi del sec. XIX; in precedenza gli sci avevano forma di tozze assicelle a punta fortemente ricurva. Nel sec. XVIII gli svedesi introdussero sci molto più lunghi ma diversi fra loro: lo sci sinistro, detto langskia, era sottile e levigato, atto a scivolare sulla neve, mentre quello destro, detto andoren, era più largo, ricoperto di pelle, adatto a frenare la corsa. I primi sci agonistici, introdotti forse dai norvegesi, erano praticamente delle assicelle elastiche di legno, larghe ca. 12 cm e lunghe ca. 230, con le punte ricurve e fondo levigato; un lungo bastoncino, terminante a racchetta, facilitava il mantenimento dell'equilibrio e consentiva la spinta in piano. Venivano assicurati a comuni stivali con corde o cinghie di cuoio. I finlandesi aumentarono le racchette a due e introdussero gli attacchi, ganci metallici fissati sullo sci per agganciarvi le cinghie di cuoio. Col tempo, struttura, larghezza, lunghezza, forma del fondo, della punta e degli attacchi furono perfezionati in modo da rendere facilmente controllabile lo sci usando il piede. Lunghezza e larghezza sono oggi più contenute (in media ca. 180 cm e 8 cm); il fondo, laminato, è provvisto di una o più scanalature per diminuire l'adesività della neve; i bordi sono protetti da spigoli metallici che consentono una maggior presa soprattutto sul ghiaccio; le punte hanno curvatura calibrata, mentre è stata sperimentata in esse un'apertura sagomata che permetterebbe un minor attrito con l'aria; il peso dello sci e il materiale usato variano secondo il tipo di attività da svolgere (più pesanti e di legno gli sci per turismo e per il salto; in fibra di vetro, laminato plastico o di alluminio gli sci per la discesa e la velocità). Anche gli attacchi sono oggi studiati in modo da assicurare la massima tenuta dell'attrezzo allo scarpone e, nel contempo, da facilitare lo sgancio automatico nel caso in cui l'arto dello sportivo assumesse una posizione pericolosa (per esempio durante una caduta). Una particolare attenzione è posta agli scarponi, progettati in modo da assicurare un ottimo appoggio e controllo sullo sci e una valida protezione per la caviglia.

L'innovazione più importante in campo di progettazione e costruzione di attrezzi sciistici è il carving (letteralmente incisione), che consente movimenti più naturali quanto a distribuzione dei pesi. Elemento identificativo del carving è la cosiddetta sciancratura dello sci. In ogni tipo di sci, i fianchi non sono mai paralleli ma convergono dalle estremità verso il centro, dove si colloca lo scarpone; il centro dello sci risulta così più stretto della spatola (la parte anteriore) o della coda. Tale rientranza, detta sciancratura, solitamente è piuttosto lieve. Negli sci carving, invece, la sciancratura è molto più accentuata, e allo stesso tempo spatola e coda sono mediamente più larghe. Tutto ciò, unito a una lunghezza ridotta degli sci carving rispetto a quelli tradizionali, porta lo sci ad assumere una conformazione particolare, a metà fra uno snowboard e uno sci tradizionale. In virtù di queste caratteristiche lo sci carving consente di incidere la neve, con la possibilità di compiere curve di raggio molto più stretto: dai 40 m di raggio con sci tradizionali, a 30, 25 o anche 15 m. Con gli sci convenzionali, inoltre, la curva deve essere impostata in modo attivo, grazie a un continuo cambio di peso sulle gambe; con il carving, invece, gli sci sviluppano autonomamente maggiori forze di conduzione, consentendo l'effettuazione della curva senza esasperare i movimenti verticali (su e giù) del corpo. Inoltre, la posizione di sciata resta frontale, senza bisogno di spostare il peso all'esterno. Se è vero che le continue curve richieste da questa tecnica impegnano di più i muscoli e l'apparato scheletrico delle gambe, è anche vero che l'abbandono della posizione “innaturale” delle gambe nelle curve tradizionali riduce le sollecitazioni torsionali sull'anca e soprattutto sulle ginocchia, i cui legamenti sono il punto più delicato di uno sciatore.

Anche nel caso degli sci tradizionali le tecnologie costruttive sono rivolte a migliorare le prestazioni, ridurre le sollecitazioni e ottimizzare la distribuzione dei pesi. Alcuni sci sono dotati di una struttura a doppio semicilindro che permette una migliore distribuzione delle sollecitazioni a favore della stabilità e dell'accelerazione, oltre a un risparmio di peso del 25%. Con questa struttura si eliminano gli angoli che generano punti deboli e si alleggerisce il centro dello sci, la zona maggiormente sollecitata. L'anima interna in materiale composito non è incollata alla soletta e alle scocche superiori, ma è bloccata da un gel elastomerico che le permette di galleggiare all'interno, evitando la creazione di punti di compressione o di allungamento. Altri sci sono dotati di alette di torsione, che consentono un'elevata tenuta delle lamine, e sistemi in grado di trasformare in accelerazione l'energia delle vibrazioni dello sci. Una tecnologia particolare è poi quella, di derivazione aeronautica, che trasforma le vibrazioni dello sci in energia elettrica, la quale a sua volta viene impiegata all'interno dello sci per ridurre le vibrazioni stesse (specie quelle tra 18 e 120 Hz) le più dannose per la stabilità, rendendo lo sci morbido anche su neve dura e a velocità elevate. Altre tecnologie innovative riguardano, per esempio, la costruzione dell'anima dello sci con tre tubi in fibra di vetro, riempiti di gas inerte: il tubo centrale determina la torsione dello sci, mentre i due laterali la sua rigidità, migliorando la risposta dello sci all'impulso fornito dallo sciatore. Per le lamine, sono impiegati trattamenti al plasma (gas ionizzato a 1200 °C), grazie ai quali l'acciaio modifica la sua struttura molecolare determinando un aumento del 50% della durezza. Infine, alcune tecnologie sono rivolte a enfatizzare il diverso funzionamento della parte superiore e di quella inferiore dello sci. La parte superiore viene realizzata con una forma a scocca, per funzionare in compressione in modo da distribuire meglio le pressioni; la parte inferiore, che funziona in trazione, può essere realizzata con struttura “a sandwich” (fibra di vetro, Kevlar, Zicral, microcelle) per assicurare un'aderenza ottimale dello sci alla neve.

Sport: sci agonistico

La tecnica sciistica ha origine, per quanto riguarda lo studio dei movimenti più idonei a realizzare curve e frenate, nell'ultimo ventennio del sec. XIX con il telemark e lo spazzaneve. Il primo era caratterizzato dall'accentuato avanzamento e caricamento del peso del corpo su di uno sci, poi ruotato nella direzione voluta con un forte avvitamento del corpo. Il secondo deriva invece il nome dalla caratteristica posizione a V che gli sci assumono per il forte divaricamento delle loro code, e servì da base per le tecniche successive. Quella detta cristiania è fondata sull'alleggerimento del peso sulle code degli sci, aiutato dall'avanzamento del corpo e il forte avvitamento del busto e delle spalle. Le tecniche moderne del cristiania a cortoraggio (detto anche impropriamente scodinzolo per l'accentuato movimento pendolare delle gambe) e della serpentina tendono a concedere la massima mobilità alla parte inferiore del corpo: centro motore dei cambiamenti di direzione diventa il complesso anca-ginocchia-caviglie, più vicino agli sci e quindi più pronto a ricevere e a imprimere le sollecitazioni.

Le prime gare di sci furono disputate, all'inizio del sec. XIX, in Norvegia, prima sulle colline vicine a Oslo poi nella regione di Telemark; una gara tra i Paesi scandinavi si svolse nel 1843 a Tromsö, mentre una coppa del re di Norvegia fu messa in palio a Holmenkollen nel 1860. All'inizio del sec. XX lo sci si diffuse come sport anche in Austria e in Svizzera, successivamente in Francia, Italia, Germania, fino ad entrare a far parte dei giochi olimpici nel 1924. Da allora furono istituite le Olimpiadi invernali nelle quali, oltre agli scandinavi, finirono con l'affermarsi, nelle varie specialità, soprattutto italiani, austriaci, francesi, svizzeri, sovietici. Nel 1929, a Zakopane, nei Carpazi, si svolsero i primi Campionati mondiali per specialità nordiche (sci di fondo e salto); nel 1931 a Mürren, in Svizzera, ebbero luogo le prime Gare mondiali delle specialità alpine (discesa e slalom). La Coppa del mondo venne invece assegnata annualmente, a partire dal 1967, secondo una classifica compilata sulla base dei punteggi individuali ottenuti in una serie di gare (oltre 20).

Nello sci agonistico si distinguono specialità nordiche (gare di gran fondo, di fondo, di staffetta, di combinata, di salto e di combinata fondo-salto) e specialità alpine (discesa libera, superG, gigante, slalom speciale, combinata slalom-discesa libera).

Le gare di gran fondo prevedono gare di 30 o 50 km con un dislivello di 250 m e una salita massima continuativa di 150 m; i totali dei dislivelli possono raggiungere il massimo di 700-1000 m per le gare di 30 km e di 1000-1500 m per quelle di 50 km. La categoria femminile è prevista soltanto per le gare del primo tipo. Alle gare di fondopossono invece partecipare uomini e donne: per la categoria maschile il percorso è di 15 km, con un dislivello massimo di 250 m e un dislivello totale massimo di 450-600 m, mentre per quella femminile sono previste distanze di 5 e 10 km (5 km: dislivello massimo 100 m, totale 150-200 m; 10 km: dislivello massimo 150 m, totale 250-300 m).

La combinata è stata introdotta per utilizzare, nelle due gare che la compongono, in una la tecnica classica a passo alternato, e, nell'altra, la tecnica libera (passo pattinato). Gli uomini disputano una gara di 10 km seguita da una di 15 km, mentre le donne gareggiano prima sui 5 e poi sui 10 km; nella seconda gara gli atleti non corrono a cronometro, ma gareggiano direttamente tutti insieme.

Anche la staffetta è riservata a uomini e donne: ogni frazione del percorso è di 10 km (dislivello massimo di 200 m e totale di 300-450 m) per gli uomini e di 5 km (dislivello massimo di 85 m e totale di 175 m) per le donne.

Il salto è l'unica specialità che richieda un'attrezzatura fissa: in origine venivano utilizzati i rialzi naturali del terreno, successivamente si impiegarono appositi trampolini costituiti da una piattaforma di partenza, da una pista di lancio fortemente inclinata che termina in basso con il “dente” (estremità tronca della pista di lancio), sopraelevata rispetto alla pista di atterraggio a sella inclinata verso l'alto. La misura del salto è data dalla distanza tra il “dente” e il punto in cui il concorrente tocca la pista di atterraggio. I saltatori non possono aiutarsi con bastoncini o altri attrezzi. Le gare, riservate alla sola categoria maschile, si compongono di due o tre serie di salti effettuati da due tipi diversi di trampolino, quello dei 70 m e quello dei 90 m. In condizioni di tempo e di neve ideali i salti effettuati dai trampolini più grandi possono superare i 150 m.

Tra le specialità nordiche la gara più completa è considerata la combinata fondo-salto che comprende appunto una prova di salto e una di fondo sulla distanza di 15 km: qui la classifica viene compilata considerando il punteggio della gara di salto e il tempo della gara di fondo.

Tra le specialità alpine, la discesa libera è prevista, per il settore maschile, su pendii che arrivano sino a 3 km di lunghezza con dislivello di 800-1000 m; per quella femminile la distanza può essere la stessa, ma con un dislivello minore (dai 500 ai 700 m). Inoltre, secondo il tracciato, lungo il percorso possono essere poste delle bandierine o dei bastoncini verticali (porte) per costringere i concorrenti a seguire un determinato percorso o a rallentare la velocità nei punti più pericolosi, per evitare che diventi eccessiva.

Lo slalom speciale, o discesa obbligata, prevede un percorso che si snoda in forte pendio, con un dislivello di 150-250 m, disseminato di porte da varcare obbligatoriamente (pena la squalifica), distanziate di almeno 75 cm l'una dall'altra e della larghezza di 4-5 m.

Lo slalom gigante, o discesa obbligata gigante, riunisce le caratteristiche di entrambe e si svolge in due prove su una lunghezza complessiva pari a ca. 3 volte quella dello slalom speciale. Il dislivello della pista varia tra 250 e 400 m per gli uomini e tra 250 e 350 m per le donne; la somma dei tempi nelle due prove stabilisce la classifica.

Un tipo di gara con caratteristiche miste di libera e di gigante, il superG, è stato introdotto nella seconda metà degli anni Ottanta del XX secolo in Coppa del mondo e nelle Olimpiadi invernali, e si disputa in una sola prova.

Gara molto spettacolare e gradita al pubblico è invece lo slalom parallelo, nel quale coppie di concorrenti si affrontano lungo due percorsi uguali, delimitati da paletti rossi e blu; la partenza è data simultaneamente mediante l'apertura di due cancelletti. Il concorrente che al termine di due discese, l'una su un tracciato e l'altra sull'altro, ottiene il tempo complessivo inferiore elimina l'altro e passa il turno.

La combinata alpina è composta da una gara di discesa libera e da una gara di slalom speciale: la classifica generale si ottiene addizionando i punti delle due classifiche parziali.

Una specialità di origine americana è lo sci artistico o free style, comprendente tre prove: salto da uno speciale trampolino durante il quale lo sciatore esegue acrobazie di vario genere, discesa con esecuzione di figure a tempo di musica, veloce discesa su un terreno disseminato di gobbe (bumps) per saggiare l'abilità del concorrente nel controllo degli sci; la specialità “gobbe” è stata ammessa ufficialmente alle olimpiadi di Albertville del 1992 .

Sport: sci sportivo

Nel 1967 il Comitato giuridico internazionale della Federazione italiana sciistica approvò un decalogo per lo sci sportivo, cioè quello non da competizione. Tra gli articoli più importanti esso comprende il rispetto per gli altri, il controllo della velocità e della manovra, la scelta della direzione, il sorpasso (che deve essere eseguito senza intralciare la manovra del sorpassato), l'attraversamento e l'incrocio (quando uno sciatore si immette in una pista deve guardare sia a monte sia a valle per accertarsi di non arrecare disturbo a nessuno), la sosta (è vietato sostare sulla pista se non in caso di assoluta necessità), la salita (che deve essere eseguita solo lungo i bordi della pista; lo stesso vale per coloro che scendono a piedi), il rispetto della segnaletica delle piste, e, infine, l'obbligo di prestare aiuto a chi subisce un incidente e, per chi è coinvolto in un incidente o ne è testimone, di fornire le proprie generalità.

Sport: sci alpinistico

Sport alpinistico che ha per scopo il raggiungimento di vette o il superamento di valichi montani facendo uso degli sci. La condizione fondamentale di questo sport è che la zona scelta per l'impresa sia innevata: per tale motivo viene praticato soprattutto in inverno. Le prime escursioni sono state la traversata del colle Pragel da parte di C. Iselin (1893), dell'Oberland bernese da parte di W. Paulcke (1896), del massiccio del Monte Rosa da parte di O. Schuster e H. Moser (1898), tutti atleti di nazionalità svizzera. Nel periodo fra le due guerre mondiali lo sci alpinistico attirò molti sportivi, che si posero quali obiettivi valichi e cime sulle più imponenti catene montuose: Himalaya, Caucaso, Montagne Rocciose, Alpi. In seguito decaduto, questo sport ha di nuovo suscitato interesse a partire dagli anni Sessanta del XX secolo; per le proibitive condizioni in cui si svolge però, esso non richiede soltanto una buona padronanza degli sci ma anche una notevole preparazione atletica e resistenza alle fatiche, oltre a una profonda conoscenza dell'ambiente alpino. Non è raro, infatti, trovarsi in condizioni di pericolo e di isolamento (valanghe, tormente, apertura di crepacci ecc.); per questo in genere lo sci alpinistico si pratica in due o più persone.

Sport: sci nautico

Sport che consiste nel farsi trainare sulla superficie acquatica da un motoscafo tramite un cavo, con i piedi assicurati su una o due assicelle, simili agli sci per la neve. Il motoscafo può anche essere sostituito da un'automobile o da una motocicletta che procede lungo la riva, oppure da un idroplano o da un elicottero. Il cavo di traino, del diametro di 6-7 cm, deve essere lungo, nelle gare regolamentari, 22,50 m, mentre per le libere evoluzioni ha la lunghezza di 25 m. Gli sci sono generalmente in legno compensato e più corti e più larghi di quelli per neve. Ve ne sono di vari tipi: quelli rettilinei sono muniti nella parte posteriore di due alette di deriva e hanno sulla suola da due a cinque scanalature; gli sci profilati hanno forma più arrotondata; altri tipi sono quelli usati esclusivamente per il salto, la figura o lo slalom. La lunghezza varia secondo la struttura e il peso di chi li usa; normalmente sono lunghi 1,50 m, larghi 18 cm e spessi 1,3-2 cm. Lo sci è inoltre fornito di attacco per i piedi, formato di solito di un avampiede e di una talloniera, ma può essere anche a scarpetta. Nelle gare regolamentari il motoscafo mantiene una velocità di 20-80 km orari, secondo i limiti stabiliti dal regolamento delle varie specialità di gara, che sono quattro: figura, salto, slalom e combinata. Nelle figure ogni concorrente ha a disposizione 40‟ di tempo per fare due differenti percorsi; per ogni figura è prevista una quotazione proporzionale alla difficoltà dell'evoluzione e al tempo impiegato per compierla. Per lo slalom, i concorrenti devono seguire un percorso segnato da apposite porte da superare nel senso prescritto; la classifica si basa sul miglior tempo nella somma di due percorsi. Nel salto, il concorrente deve superare un trampolino che ha altezza uguale per tutti gli sciatori, e da esso compiere due o tre salti, secondo il regolamento della gara. La combinata è il risultato delle tre prove precedenti e la classifica prevede la somma dei tre punteggi parziali riportati. Le gare sono a carattere nazionale e internazionale e i campionati sono europei e mondiali. Dalla Costa Azzurra, dove ebbe origine nel 1930, lo sci nautico si diffuse soprattutto negli Stati Uniti e in Australia; in Italia l'attività agonistica ebbe inizio dal 1947 e dal 1952 è regolata dalla FISN (Federazione italiana sci nautico).

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